Moby “inghiotte” Tirrenia: privatizzazione in porto fra luci ed ombre

Pubblicato il 20 Luglio 2012 - 21:04 OLTRE 6 MESI FA
Una nave Tirrenia (LaPresse)

ROMA – Tirrenia è stata privatizzata, lo Stato non navigherà più. Nel senso che non controllerà più la società che dal 1936 assicurava i collegamenti sulle rotte del Tirreno e del Mediterraneo occidentale. Un parto laborioso, quello della cessione dell’Alitalia dei mari, che come l’Alitalia aveva nascosto per anni sotto la facciata della “compagnia di bandiera” debiti e malcostumi da carrozzone pubblico.

La Tirrenia come l’Alitalia, e l’acquirente Cin (Compagnia italiana di navigazione) che ricorda molto la Cai (Compagnia aerea italiana): un passaggio dal pubblico al privato con più luci che ombre e una situazione di monopolio dei mari in confronto alla quale i cieli italiani sono il regno della concorrenza.

La Cin è stata l’unica “pretendente”, costretta a cambiare l’assetto societario dopo l’opposizione dell’Antitrust europea. Dalla società, su cortese invito dell’Antitrust, sono dovuti uscire nel 2011 il gruppo Grimaldi e Gianluigi Aponte del gruppo MSC. Sono rimasti col 30% il fondo d’investimento Clessidra, col 20% il Gruppo Investimenti Portuali (GIP) di Genova e l’imprenditore napoletano Francesco Izzo. Ma soprattutto Vincenzo Onorato, che controlla la Cin con il 40% delle quote. Onorato è proprietario di Moby Lines, uno dei più grossi concorrenti di Tirrenia.

Per questo l’Antitrust ha imposto numerosi stop alla privatizzazione. Con l’Antitrust era schierata la Regione Sardegna, che ha visto un rincaro dei biglietti negli ultimi anni di pari passo con il peggioramento del servizio. Colpa della mancanza di concorrenza.

Alla nuova compagnia, che manterrà il nome Tirrenia, è stato imposto come prima cosa di abbassare il prezzo dei biglietti. Il resto sono annunci di Ettore Morace, amministratore delegato di Cin, sull’entusiasmo dell’acquisizione del marchio Tirrenia, della flotta composta da 18 navi e delle partecipazioni in società del settore marittimo, tutto stimato circa 380 milioni di euro:

”Da oggi ci mettiamo a lavorare per garantire i collegamenti in convenzione con un programma di rinnovamento della flotta e una riorganizzazione aziendale che porterà benefici per tutti. Non ci sarà alcuna sospensione del servizio né tagli del personale, anzi già sono state assunte le prime due persone e ce ne saranno altre”.

Gli fa eco Vincenzo Onorato:

“Entro la fine di luglio daremo il via alla prima fase del piano industriale, portando a Cagliari due supertraghetti veloci, da 30 nodi, che assicureranno i collegamenti giornalieri con Civitavecchia. In quella occasione saranno illustrati con i fatti, e non a parole, le diverse tappe che avvicineranno la Sardegna alla penisola, con tariffe imposte dalla continuità territoriale e servizi sinora impensabili con le vecchia gestione di Tirrenia”.

I primi fatti, i primi numeri parlano di sette navi su 18 che non faranno più parte della flotta. Si tratta delle navi mercantili Lazio e Toscana e le grandi e vecchie navi passeggeri che prendevano il nome dalle strade consolari romane: Aurelia, Clodia, Nomentana, Flaminia e Domiziana. Entreranno a far parte della flotta due unità prese a noleggio, provenienti dalla Minoan, l’Europa Palace e l’Olympia Palace, ora parcheggiate a Messina nei cantieri Palumbo per finire i lavori di “cambio casacca”. Alle due Minoan si aggiungerà la Moby Tommy, della flotta Moby che ora ha lo stesso proprietario della Nuova Tirrenia. La nuova era del trasporto marittimo in Italia, a conti fatti, si aprirà con quattro navi in meno a disposizione.