Mps, commissariamento? Bankitalia e Profumo dicono no

Pubblicato il 28 Gennaio 2013 - 20:12| Aggiornato il 9 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

SIENA –  Al momento non è ipotizzato un commissariamento di Monte dei Paschi di Siena: il governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco, esclude che i vertici di Mps possano essere commissariati. Anche il presidente di Mps, Alessandro Profumo, si dice certo che la banca non verrà commissariata.

Era stato il segretario del Pd e candidato premier del centrosinistra, Pier Luigi Bersani, a parlare domenica sera di un commissariamento della Banca: ”Adesso bisogna dare agli attuali manager dei poteri commissariali”, aveva detto Bersani in un’intervista al Tg1.”I temi sono due: le Fondazioni non possono avere un peso prevalente nelle banche e soprattutto bisogna mettere argini, regolazione, controlli a questi famosi derivati e alla finanzia creativa. Su queste due cose noi abbiamo sempre fatto una battaglia. in alternativa alla destra: basta guardare a cosa faceva Vincenzo Visco e a cosa faceva faceva Tremonti”

LA FONDAZIONE – Intano nel documento programmatico 2012 la Fondazione Monte dei Paschi di Siena si dice pronta, pur di sopravvivere, a cedere un altro pacchetto di partecipazioni in Banca Monte dei Paschi di Siena, scendendo sotto la soglia del 33,5%. 

Nel documento la Fondazione ricorda anche che diluirà in ogni caso la propria partecipazione in BMps con l’aumento di capitale da un miliardo previsto dalla Banca entro il 2015.

ACQUISIZIONE DI ANTONVENETA – In giornata è arrivata anche la notizia che dalle casse del Monte dei Paschi di Siena sono usciti, in 11 mesi, otto bonifici per un totale di oltre 17 miliardi con destinazione Amsterdam (dove ha sede la Abn Amro che prima di Mps possedeva Antonveneta), Madrid (sede di Santander) e Londra. L’elenco è agli atti dell’inchiesta della procura di Siena che indaga sull’acquisizione di Antonveneta da parte di Mps ed è uno degli elementi su cui si sta concentrando l’attenzione degli inquirenti.

Dal documento emerge che il primo bonifico, da 9 miliardi e 267 milioni (dunque più del prezzo pattuito di 9 miliardi e 230 milioni), venne effettuato il 30 maggio 2008 a favore di Abn Amro Bank con sede ad Amsterdam, nominata dal Banco Santander ”soggetto venditore titolare di diritti e obblighi derivanti dall’accordo”.

Il secondo bonifico parte lo stesso giorno ed è destinato al Banco Santander di Madrid, per un importo complessivo di 2,5 miliardi. Il 31 marzo 2009 partono altri due bonifici, uno da un miliardo e mezzo e l’altro da 67 milioni, entrambi a favore del Banco Santander di Madrid. I restanti quattro bonifici vengono disposti da Mps il mese successivo, il 30 aprile. I primi due, ancora una volta, sono a favore del Banco Santander e riportano uno l’importo di un miliardo e l’altro di 49 milioni; gli ultimi due, da 2,5 miliardi e da 123,3 milioni, sono a favore di Abbey National Treasury Service Plc di Londra.

VERIFICHE FISCALI SU PALAZZO DEI NORMANNI E AZIONI UNIPOL – Sul fronte investigativo Monte dei Paschi di Siena sarebbe al centro di due verifiche fiscali, una appena iniziata e l’altra conclusa, riporta l’agenzia Ansa. La prima riguarderebbe la vendita da parte del Monte di Palazzo dei Normanni, a Roma, per 142 milioni. La seconda verifica, già conclusa, sarebbe su una plusvalenza di 120 milioni scaturita dal rastrellamento da parte di Mps di azioni Unipol.

La vendita nel 2011 di Palazzo dei Normanni a Roma, l’ex sede delle Esattorie, sarebbe stata chiusa a 142 milioni. Una cifra diversa da quella di cui si è sempre parlato, cioè 130 milioni. L’edificio venne ceduto dal Monte al fondo immobiliare gestito da Mittel. Sansedoni, società immobiliare partecipata da Mps che stava trattando a sua volta la vendita di Palazzo dei Normanni, sempre secondo quanto si apprende, aveva in mano altre offerte, alcune delle quali superiori. La verifica riguarderebbe la necessità di chiudere in utile il bilancio annuale e quindi il bisogno di portare a termine velocemente la trattativa.

La seconda verifica fiscale riguarderebbe invece un’operazione che il Monte, secondo le indagini, avrebbe portato a termine nel 2005: il rastrellamento di azioni Unipol quando il gruppo assicurativo era impegnato nella scalata a Bnl. La verifica si sarebbe conclusa nel 2012 ed avrebbe evidenziato una serie di competenze errate nella registrazione dei bilanci.

In sostanza, il Monte avrebbe ottenuto dal rastrellamento delle azioni Unipol una plusvalenza di 120 milioni di euro, portati a tassazione nel 2006 anziché nel 2005, quando fu effettuato l’acquisto. Questa operazione, è l’ipotesi investigativa, avrebbe consentito a Mps di ottenere un consistente vantaggio fiscale: nel 2005, infatti, la tassazione era al 95% mentre l’anno successivo, grazie ad una modifica del Testo unico, l’aliquota era del 5%.