Mps. Da Siena “segno di un’Italia che non cambia”: Federico Fubini, Repubblica

Pubblicato il 30 Dicembre 2013 - 19:48 OLTRE 6 MESI FA
 Mps. Da Siena "segno di un’Italia che non cambia": Federico Fubini, Repubblica

Federico Fubini. Con Mps, da Siena è partito al mondo “segno di un’Italia che non cambia”.

Non c’è da esaltarsi sul caso di Banca Mps, il cui titolo ha chiuso lunedì 30 alla Borsa di Milano con un + in un mercato piatto, nonostante i timori della vigilia. I timori erano motivati dal rinvio a giugno dell’aumento di capitale da 3 miliardi deciso sabato dalla assemblea dei soci, su impuntatura decisa di Antonella Mansi, presidentessa della Fondazione Mps che della Banca è il principale azionista.

Quel che è successo a Siena, ha ammonito Federico Fubini su Repubblica, è un brutto segnale dato al mondo:

“È il segno di un’Italia che non cambia, secondo molti fuori dai confini. Ce n’è quando basta per motivare l’irritazione di Tesoro e Bankitalia, che vigilano su fondazioni e banche. Entrambi per mesi avevano chiesto all’ente Mps di non portare lo stallo a questo punto, ma nel Paese dei mille campanili neanche la moral suasion di Roma basta più.

“Se l’Italia aveva bisogno di incoraggiare i capitali esteri a sostenere la ripresa nel 2014, l’anno nuovo inizia decisamente sul piede sbagliato”.

La tranquillità dei mercati di questi giorni, ha spiegato Federico Fubini non deve fare illudere,

“non è una sentenza definitiva. Non significa che gli eventi attorno a Siena passino inosservati o non interessino il resto d’Europa come cartina tornasole sull’affidabilità di un intero Paese. Portare in sicurezza Mps con capitali privati evitando di far salire il debito pubblico per salvarlo, dargli una gestione e governo moderni sono visti oggi all’estero come un test per capire l’Italia. In gioco ci sono la sua capacità di contenere il debito, rafforzare per tempo le banche, emanciparle dalla politica e riattivare il credito dopo un crollo di 50 miliardi nei prestiti alle imprese solo nell’ultimo anno”.

 

Per ora, i protagonisti del gioco finanziario europeo e mondiale, non si sono pronunciati. Hanno però parlato i giornali, di cui Federico Fubini 0ffre una piccola rassega:

“”In FranciaLes Echos parla del «pasticcio del salvataggio di una banca zombie» con il rischio che tutto «finisca con la vendita a pezzi della terza banca italiana sotto l’egida del Tesoro». Il quotidiano di Parigi non manca peraltro di far propria una domanda, attribuendola al presidente di Mps Alessandro Profumo: «La priorità delle autorità è di assicurare la sopravvivenza del sistema delle fondazioni o di mettere in sicurezza il sistema bancario italiano?»

“L’International New York Times [che si pubblica a Parigi] ricorda che i dubbi degli osservatori esteri vanno ben oltre Siena: «Alcuni vedono la disputa fra i manager della banca e il suo primo azionista (la fondazione Mps, ndr) come lo scontro fra quelli che vogliono portare il sistema bancario italiano nel ventunesimo secolo e chi vuole invece preservare un antico mondo clientelare». 

“Anche il Financial Times vede un messaggio più generale nel rinvio in una ricapitalizzazione di Mps che diluiva l’antico ente azionista: «La mossa mette in evidenza le divisioni nel settore bancario italiano nell’imminenza degli stress test europei del 2014».

“Con l’esame sui bilanci prima del passaggio della vigilanza alla Bce, vari istituti probabilmente dovranno rafforzare il capitale aprendosi a nuovi soci; ma Siena ora ricorda a tutti che non sarà facile, né scontato: le fondazioni controllate dalla politica si dimostrano ancora in grado di bloccare gli aumenti di capitale pur di non perdere la presa. Diventa dunque difficile escludere che lo Stato debba fare la sua parte per rafforzare certe banche.

“Uno scenario del genere su vari istituti piccoli e medi porterebbe un aumento del debito pubblico [e] gli obbligazionisti delle banche sarebbero esposti a perdite sui bond prima che il Governo possa intervenire: una prospettiva che già ora grava su Mps stesso se l’esame di bilancio europeo nel 2014 rivelerà carenze di capitale. Tutto ciò può scoraggiare gli investitori dal prestare alle banche italiane, facendo salire il loro costo di finanziamento e aggravando la stretta al credito per le imprese.

“Un mercato che non ama le sorprese ne ha dunque avute due. C’è stato lo stop al piano di Alessandro Profumo, benché non fosse stato facile trovare investitori pronti a mettere tre miliardi in una banca che ne vale solo due e viene da anni di perdite. Ma l’altra è stata l’interferenza della politica su Mps, mai rintuzzata da nessuno anche quando il sindaco di Siena Bruno Valentini si pronunciava sull’ipotesi dimissioni di Profumo”.

Prima di fare marcia indietro, Bruno Valentini si era lasciato andare a queste sprezzanti parole:

”Io sono un sindaco e dico che morto un sindaco se ne fa un altro”. Aggiungendo: ”Però è chiaro che sarebbe difficile sostituirlo, bisognerebbe trovare un manager del suo livello o più”. Due sgradevolezze in due frasi in 30 parole, congiunzioni incluse.