Netturbini contratto: 2 ore e 120 euro in più. Ma a Roma soldi sì, lavoro no. Ok Raggi

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 8 Maggio 2017 - 08:11 OLTRE 6 MESI FA
Netturbini contratto: 2 ore e 120 euro in più. Ma a Roma soldi sì, lavoro no. Ok Raggi

Netturbini contratto: 2 ore e 120 euro in più. Ma a Roma soldi sì, lavoro no. Ok Raggi (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Netturbini, c’è chi può e chi no, quelli di tutta Italia non possono, quelli di Roma sì. I 7.800 dipendenti dell’Ama di Roma possono, soli in Italia, prendere i 120 euro di aumento mensile da rinnovo di contratto nazionale senza dover lavorare le due ore in più a settimana che sono nello stesso contratto di lavoro. Per tutti i netturbini d’Italia era questo in cambio di quello. Per i netturbini di Roma i soldi in più sì, il lavoro in più no. E’ un regalo diretto ai dipendenti Ama della sindaca Raggi e dei nuovi vertici Ama nominati appunto da M5S.

La storia la racconta Giuseppe Salvaggiulo su La Stampa. Nel luglio del 2.016, dopo una trattativa durata tre anni, si sigla il nuovo contratto nazionale, prevede l’aumento da 36 a 38 ore settimanali dell’orario di lavoro in cambio di 120 euro al mese in più, maggiorazioni nello straordinario e 30 ore annue retribuite di permessi in più.

E’ il 2.016 e da cinque anni i contratti nazionali del settore specificano che “le operazioni quali indossare o togliere gli indumenti di lavoro, doccia, etc…dovranno essere effettuate fuori dall’orario di lavoro”. Che c’entra il vestire e svestire la tuta di lavoro, la doccia..? C’entrano eccome perché qui avviene quello che a Roma si chiama il “magheggio”, cioè la botta di ingegno con cui si fa sembrare, apparire quel che non è e si tinge di nero il bianco e viceversa.

A Roma sindacati, Ama e Campidoglio ci pensano sopra svariati mesi al “magheggio”. Infatti è gennaio 2.017 e tutti e tre d’accordo comunicano che il contratto nazionale qui si applica ancora per tre mesi perché si stanno “approfondendo esigenze della città”. Sovrana ipocrisia, l’unica esigenza della città sarebbe quella di una più serrata raccolta rifiuti che guarda caso almeno in parte coinciderebbe con più ore di lavoro dei netturbini.

Pensa, pensa…sindacati, vertici Ama e Campidoglio giungono alla conclusione che “esigenza della città” è che i netturbini romani abbiano in orario di lavoro (cosa esclusa dai contratti nazionali) 10 minuti per indossare la tuta da lavoro e 15 per levarsela, lavarsi e rimettere i propri vestiti. Fa 25 minuti al giorno da sottrarre al lavoro effettivo e 25 per sei (i giorni lavorativi) fa quel tanto che basta a riportare l’orario di lavoro effettivo dalle 38 settimanali previste dal contratto a meno di 36 cui sono abituati e affezionati i netturbini romani.

Il “magheggio” si compie e perfeziona a questo punto e in questo modo: orario teorico 38 ore a settimane, quindi meritevole dei 120 euro mensili in più. Ma orario reale, vero e concreto meno di 36 ore perché 25 minuti al giorno di vestizioni sono diventati tempo di lavoro.

E il “magheggio” sull’orario non è in Ama figlio unico di madre vedova. In Ama c’è l’indennità-disagio. Il disagio retribuito è se il dipendente deve lavorare in un quartiere diverso da quello in cui risiede. Indennità disagio una volta ottenuta che diventa salario fisso, infatti non decade neanche se il dipendente cambia casa o luogo di lavoro. C’è anche, ma non è esclusiva Ama, anzi è una specialità della casa Pubblica Amministrazione, l’indennità “presenza” per gli autisti. Cioè si prende un premio in denaro per il fatto di esserci andati davvero a lavorare quel giorno, cosa non si fa contro l’assenteismo…

Avessero ceduto, avessero davvero applicato anche a Roma il contratto che vale per tutti i netturbini del resto d’Italia, quelli che lavorano in Ama si sarebbero trovati come fossero uno in più ogni trenta di loro. Avrebbero raccolto più rifiuti e più spesso e passi devono essersi detti. Ma avrebbero così ridotto il monte straordinari che finisce in busta paga e questo deve essere sembrato loro intollerabile.

In campagna elettorale ormai lontana i sindacati di base Ama distribuivano volantini e raccoglievano voti per Raggi sindaca. Raggi sindaca si è sdebitata, una cosa e me, una cosa a te. Nel frattempo c’è stata anche Raggi sindaca che a Ferragosto 2.016 ha proclamato Roma città finalmente libera dai rifiuti e fuori dall’emergenza monnezza. Poi, stessa estate, c’è stata la Raggi sindaca che denunciava il “complotto dei frigoriferi”, cioè gli agenti occulti della “casta” che andavano a buttare frigo vecchi per strada per boicottare il MoVimento. Nove mesi dopo la “liberazione” Roma è un simpatico incrocio tra letamaio e discarica, se chiedete alla raggi sindaca perché magari vi rivela che è in  corso altro e peggior complotto.