Opzioni, cosa sono nel mondo della finanza? Conoscerle meglio in 5 punti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Marzo 2017 - 10:30| Aggiornato il 8 Marzo 2017 OLTRE 6 MESI FA
Opzioni, cosa sono nel mondo della finanza? Conoscerle meglio in 5 punti

Opzioni, cosa sono nel mondo della finanza? Conoscerle meglio in 5 punti

Come sono strutturate le opzioni

Tutti ne parlano, molti ci investono sopra, alcune persone riescono anche a ottenere lauti rendimenti. Parliamo delle opzioni, contratti finanziari che forniscono al loro compratore il diritto (ma non il dovere) di comprare (opzioni call) o di vendere (opzioni put) una determinata quantità di asset finanziari o reali sottostanti (dalle azioni agli indici azionari, dalle valute alle materie prime) a un prezzo specifico e a una predefinita o entro una data specifica.

Da finalità di copertura a finalità di speculazione

Da quanto sopra, risulta abbastanza chiaro come l’intento originario delle opzioni fosse quello di coprirsi dai rischi rispetto a indesiderati andamenti dei valori di mercato. Tuttavia, da questa scelta di copertura, ben presto le opzioni si sono tramutate in strumenti di investimento speculativo, permettendo al trader di poter ottenere benefici in qualsiasi contesto e in qualsiasi direzione di mercato. Ma da cosa sono composte le opzioni? Cerchiamo di conoscerle un po’ meglio, individuandone gli elementi di riferimento.

I 5 componenti delle opzioni

Le opzioni sono composte da alcuni elementi, in buona parte ampiamente personalizzabili nel momento in cui si sceglie di negoziarle. Vediamo separatamente 5 tra i principali:

Prezzo di esercizio: chiamato anche come “strike price”, è il prezzo a cui l’investitore può comprare o vendere il sottostante (cioè l’attività finanziaria o reale cui è collegata l’opzione) nell’ipotesi in cui scelga di esercitare il diritto incorporato nel contratto.

Premio: è il valore dell’opzione, che i compratori del contratto pagano per potersi aggiudicare il diritto di esercitare (alla scadenza o entro la scadenza, a seconda che l’opzione sia europea o americana) gli stessi contratti.

Sottostante: è l’attività finanziaria o reale su cui l’investitore cerca di legare il proprio contratto di opzione.

Scadenza: è il termine di esercizio dell’opzione, o il termine entro il quale esercitare l’opzione.

Diritto: è il diritto che il compratore dell’opzione si aggiudica, nel comprare (call) o vendere (put) una quantità di sottostante allo strike price.

Per approfondimenti invitiamo a visitare il sito Meteofinanza.com – dal 2006 punto di riferimento online per gli investitori/trader (anche per principianti).

In e out-the-money

Sancito quanto sopra, dovrebbe essere abbastanza chiaro che le opzioni possono avere tre diversi livelli di convenienza. Da un punto di vista teorico (nella pratica sono pressoché inesistenti) le opzioni possono definirsi at-the-money se il prezzo di mercato del sottostante coincide con il prezzo di esercizio dell’opzione. Più comune è invece che ci si trovi nelle due situazioni di maggior rilievo: l’opzione si definirà in-the-money se il prezzo del mercato del sottostante è superiore (nel caso delle opzioni call) o inferiore (nel caso delle opzioni put) a quello d’esercizio, e out-the-money se invece il prezzo di esercizio è superiore (nel caso delle opzioni call) o inferiore (nel caso delle opzioni put) al prezzo di mercato del sottostante.

Naturalmente, ai fini del calcolo di una congrua convenienza, non si potrà che tenere altresì conto della presenza del premio, che sopra abbiamo definito come il valore che il compratore dell’opzione paga per potersi aggiudicare il contratto, e che dunque rappresenta il costo dell’opzione, nonché la perdita secca riscontrata nel momento in cui l’opzione non viene esercitata.