Pensioni, a casa in anticipo: 5 ipotesi allo studio. Tagli, ricalcoli, quote

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Giugno 2015 - 10:12 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni, a casa in anticipo: 5 ipotesi allo studio. Tagli, ricalcoli, incentivi

Pensioni, a casa in anticipo: 5 ipotesi allo studio. Tagli, ricalcoli, incentivi

ROMA – In autunno il Governo Renzi scioglierà la riserva sul tipo di intervento da attuare per consentire, in deroga alla riforma Fornero, uscite anticipate dal lavoro senza troppo gravare sui conti pubblici. Considerando le proposte già depositate in Parlamento e quelle in arrivo dalla stessa Inps, cinque sono le ipotesi allo studio, cinque le soluzioni al vaglio per incentivare le uscite che il Sole 24 Ore di lunedì 8 giugno ha raccolto.

1) Anticipo a 62 anni ma con assegno più leggero per sempre. Si parte dall’applicazione del metodo contributivo, che tenga conto cioè dei soli contributi versati, al posto del sistema misto (retributivo+contributivo): chi decide di andare in pensione prima di aver maturato i requisiti accetterà un taglio permanente al suo assegno, dell’ordine dell’8% se l’anticipo è di 4 anni (2% per ogni anno), prendendo come punto di riferimento 66 anni e 35 anni di contributi. La misura vale tra 62 e 70 anni, per cui chi decide di restare al lavoro oltre i 66 anni guadagnerà un 2% l’anno sull’assegno (ma non i dipendenti pubblici che, una volta maturati i requisiti, devono lasciare il lavoro.

2) Staffetta generazionale: part-time per chi è vicino alla pensione. Percorsi di uscita anticipata collegati all’inserimento di nuovi assunti erano stati immaginati per il comparto pubblico: non l’uscita anticipata dal lavoro (1 o 2 anni) per chi è vicino alla pensione ma una riduzione su base volontaria di orario di lavoro e retribuzione per lo stesso periodo. Tuttavia, per non gravare troppo sulle finanze pubbliche, i lavoratori interessati saranno chiamati a pagarsi da soli i contributi sulla differenza tra part-time e orario pieno: per chi guadagna duemila euro al mese un impegno di 300/350 euro mensili.

3). Età+contributi, il ritorno di quota 100. La pensione di anzianità abolita dalla riforma Fornero è in vigore solo per lavori particolarmente usuranti: l’importante è aver maturato 41 anni e mezzo di contributi per le donne e 42 e mezzo per gli uomini. Una proposta sul tavolo, il ritorno delle quote, prevede di far accedere alla pensione chi tra età e contributi versati raggiunga quota 100 (101 per gli autonomi, min. 63 anni di età). Tuttavia andrebbe prevista una penalizzazione pari al 2/3% per ogni anno di anticipo rispetto ai requisiti anagrafici ordinari.

4). Ricalcolo con il metodo contributivo. Un esempio pratico illustra meglio l’opzione ricalcolo, caldeggiata particolarmente dal presidente Inps Tito Boeri che la considera una misura di equità ma che rimette in discussione diritti acquisiti.

Immaginiamo il caso di una lavoratrice, impiegata nel settore pubblico e assunta il 1° gennaio 1978. Questa signora potrebbe cessare la sua attività il 30 dicembre 2015 ricorrendo all’opzione donna, in quanto non ha i requisiti minimi per la pensione di vecchiaia e nemmeno per quella anticipata. A fine 2015 il suo stipendio sarà di 42.850 euro e la retribuzione media pensionabile di 49.510 euro.  Se avesse un diritto a pensione, potrebbe incassare un assegno annuale di 37.225 euro, mentre se le fosse applicato il calcolo interamente contributivo di cui si è parlato nelle scorse settimane, il trattamento scenderebbe a 25.150 euro, con un taglio dell’assegno  pari al 32 per cento. (Fabio Venanzi, Sole 24 Ore).

5) Opzione donna. Calcolo contributivo e bonus figli. Il Governo potrebbe pensare di estendere l’opzione donna, soluzione alla flessibilità in uscita già applicata sperimentalmente per le lavoratrici donne: permette di pensionarsi anche a 57 anni avendone 35 di contributi (finisce alla fine del 2015). Non è stata però un successo, solo 25mila lavoratrici hanno accettato: il ricalcolo attraverso il solo sistema contributivo fa perdere loro fino al 30% dell’importo dell’assegno. A meno che, quale maggiore incentivo non si aggiunga un bonus figli in forma di sconto di età.

Alle donne soggette al sistema contributivo è riconosciuto un anticipo di età rispetto a quanto richiesto per la pensione di vecchiaia pari a quattro mesi per ogni figlio con un massimo complessivo di un anno. Ebbene alcuni progetti di legge chiedono di portare questa agevolazione a un anno per figlio con un massimo di 5 anni o anche di riconoscere tre anni di contribuzione figurativa per ogni figlio. (Matteo Proischi, Il Sole 24 Ore).