Pensioni, contributi solidarietà rompono patto Stato-lavoratore

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Agosto 2016 - 09:48 OLTRE 6 MESI FA
 Pensioni, contributi solidarietà rompono patto Stato-lavoratore


Pensioni, contributi solidarietà rompono patto Stato-lavoratore

ROMA –  La Corte costituzionale appare propensa ad una suddivisione del Paese in compartimenti stagni ognuno dei quali (in questo caso quello dei pensionati) è tenuto a trovare dentro di sé le risorse necessarie a risolvere problemi che in realtà riguardano tutti gli altri cittadini, e cioè l’Italia nel suo complesso. Così chi ha fatto carriera viene punito a favore di chi ha svolto mansioni normali o di chi ha lavorato in nero (o dei cosiddetti “poveri” che dovrebbero essere assistiti dalla fiscalità generale). A parlarne è Franco Abruzzo che nel suo sito riprende un articolo apparso su Il Gazzettino del 12 luglio in cui si analizza la questione.

La sentenza con la quale sono state respinte dalla Consulta (5 luglio 2016) le azioni legali volte a far considerare illegittimo il così detto contributo di solidarietà (imposizione governo Letta per il triennio 2014-2016), contraddicendo addirittura la sentenza della stessa Corte emessa nel 2013 (n. 116) sullo stesso tema, ha una valenza politica anche nel senso che risulta condivisa la tesi del presidente dell’INPS prof. Boeri e del presidente del consiglio Renzi.

La Corte costituzionale appare infatti propensa ad una suddivisione del Paese in compartimenti stagni ognuno dei quali (in questo caso quello dei pensionati) é tenuto a trovare dentro di sé le risorse necessarie a risolvere problemi che in realtà riguardano tutti gli altri cittadini, e cioè l’Italia nel suo complesso. Di fatto cerca di far finanziarie operazioni nel caso specifico previdenziali (sanatoria della vergognosa operazione esodati) allo scopo di combattere la disoccupazione giovanile, decurtando con ulteriori contributi di solidarietà parte delle pensioni pregresse identificate con criteri discriminanti. La più recente, anche se verosimilmente non l’ultima, delle numerose vessazioni che si ripetono ritmicamente da decenni.

Iniziate in maniera efficace col governo Dini, che ha ignominiosamente infierito anche sulle povere vedove dimezzando l’assegno di reversibilità, e proseguite con Prodi e più recentemente col blocco rivalutazione pensioni 2012-2013 (Monti) e 2014-2016 (Letta), e coi contributi (lessicalmente più correttamente definibili col termine imposizioni) di solidarietà riferibili agli stessi governi. Un obolo pari a 1e1/2 – 2 mensilità per gli emolumenti medio alti, ottenuto con la strategia dello stillicidio.

A questo proposito una nota sulle cd “pensioni d’oro”: la statistica può suddividerle in sproporzionate e altissime (cui la definizione più appropriatamente riferirsi) da un lato, e poi in alte, medio alte, medie i cui beneficiari hanno assunto il ruolo di ammortizzatore sociale (sostenuto dalle famiglie invece dello Stato) nei confronti dei propri giovani figli per il 45% disoccupati, nonché dei grandi vecchi parte del nucleo familiare. Il governo ha ben presente che il secondo raggruppamento (costituito da chi ha svolto i lavori più qualificati, pagando e continuando a pagare fior di tasse) depredato con ingiuste e pesanti operazioni erariali costituisce la fonte globalmente più vantaggiosa e facile da espropriare.

L’assenso dei giudici fa prevedere future repliche di analoghe operazioni, con denominazioni diverse e nuove giustificazioni, vista la evidenziazione del carattere di eccezionalità del provvedimento da parte dei giudici della Consulta. Ancora una volta il patto siglato tacitamente con lo Stato all’epoca del periodo dell’attività lavorativa non viene rispettato. Il diritto acquisito con le vecchie leggi che ha costituito a suo tempo il presupposto per una scelta consapevole di una carriera piuttosto che di un’altra e del connesso progetto di vita proiettato nel futuro, é nuovamente eluso.

E’ il momento di ribadire il perpetuo inevitabile ripresentarsi dei veri irrisolti problemi di base del nostro Paese. Alcune premesse sono d’obbligo:

a) l’Europa e le agenzie di Rating richiedono che il deficit di bilancio venga mantenuto entro i parametri concordati;

b) le criticità del Paese vanno affrontate e risolte;

c) è necessario un reale rilancio dell’economia;

d) in casi di particolare correlazione negativa PIL/Spese macchina dello Stato il parametro compensativo (la richiesta di risorse ulteriori attraverso il fisco) deve interessare in maniera equa e proporzionale tutti i cittadini italiani, e non solo una parte di essi;

e) la massima parte degli italiani é già stata cronicamente dissanguata con tasse, balzelli, accise, contributi di solidarietà, mancate perequazioni e quant’altro, con retoriche motivazioni tecniche sempre nuove e varie.

La camera di compensazione tra i punti sopra riportati va individuata in seno allo Stato e non settorialmente. I termini solidarietà, equità, proporzionalità, tanto strumentalizzati, vanno riportati nello scenario che loro compete: quello dei noti ma mai sciolti nodi concernenti gli aspetti negativi della spesa pubblica che oltre alle note spese per la previdenza pensionistica pregressa contempla risorse quantificate e non quantificate legate alla inefficienza della macchina dello Stato, esborsi per la politica reale, abolizioni degli enti inutili, interventi sulle partecipate e enti parastatali, abolizione delle sovrapposizioni delle competenze dei vari uffici pubblici ,con conseguente diminuzione dei centri di potere (per lo più di veto) e ripristino di una quota fisiopatologica inevitabile di corruzione molto più bassa e vicina a quella dei Paesi civili, e addirittura la sostituzione del termine ”tempo reale” a quello attualmente, ahimè imperante, di tempo burocratico; alienazione o finanziarizzazione di proprietà statali etc, etc, etc).

Per concludere, lo Spirito della Costituzione non può essere umiliato per mezzo di interventi strumentali di natura tecnica o fini e sofisticate disquisizioni interpretative. Lo Stato di diritto e la certezza del cittadino nell’applicazione della legge va salvaguardata dal Paese e nel Paese e lo deve essere, a parità di condizioni, anche nella scelta della strada più idonea ad agire sui limiti economico finanziari del bilancio.

Lo Stato non deve cedere alla tentazione di risolvere i problemi imboccando la strada perversa della contrapposizione generazionale, avvalendosi di una duplice arma: in primis i tempi lunghi della giustizia italiana inquadrati, fatti i debiti scongiuri, nel contesto delle aspettative di vita per fascia d’età; e in seconda battuta la possibilità di cancellare con un decreto legge (dl 65/2015 che ha eluso la sentenza 70/2015 della Consulta con la dichiarazione d’ incostituzionalità art. 24 comma 25 dl 201/2011 governo Monti’, di fatto ripristinando il blocco delle perequazioni degli assegni pensionistici) una sentenza favorevole ai ricorrenti, ovvero addirittura coinvolgendo in una rete di potere la Corte suprema e spalleggiando il rimprovero avanzato dal senatore Monti nei confronti dei giudici in occasione della sentenza con cui avevano appunto considerata incostituzionale la mancata rivalutazione delle pensioni.

I componenti del collegio erano di fatto stati tacciati da parte dell’ex presidente del consiglio di ottusità in quanto si erano “limitati “in quell’occasione nelle loro conclusioni a tenere conto degli articoli della carta costituzionale senza metterli in secondo piano allo scopo di privilegiare le esigenze del bilancio dello Stato Evviva la politica con la p minuscola!

 

Prof. Giovanni DERIU

 

Le argomentazioni di Paolo Savona
Caro Professore,
ho avuto occasione di avanzare le stesse rimostranze che lei espone a un membro della Consulta. Mi ha spiegato che il “contributo di solidarietà” non è una “tassa” perché destinato al bilancio INPS, non al bilancio dello Stato. Gli ho spiegato che “tassa” è un provvedimento coercitivo del Parlamento qualsiasi sia la destinazione e che introdurre questo concetto, oltre violare la logica della scienza delle finanze e la logica economica, è strumento pericoloso perché da questo momento ogni operazione di imposizione fiscale che passa fuori bilancio dello Stato diventa operazione di solidarietà. Ad esempio si possono tassare i depositi bancari (per ora solo le obbligazioni bancarie secondo la direttiva detta del bail in) per salvare i depositi di banche in crisi e così via.

Avrei capito se avessero deliberato che andava ricalcolato il contributo versato, con ciò prendendo in considerazione le pensioni male attribuite, ma l’alta dirigenza dello Stato non ci pensa lontanamente. Non credo si possa fare nulla, una volta che anche la Corte Costituzionale legge la Magna Carta e l’economia come fa comodo. Lo Stato è il più grande violatore di contratti di ogni tipo, mentre è severissimo verso chi non paga 100 euro di tasse!

Ho intenzione di scrivere un saggio, ma solo dopo che avrò finito di scrivere un saggio in inglese sulle relazioni tra sistema delle libertà e le tre istituzioni destinate a garantirle (cosa che non fanno): Democrazia, Stato e Mercato. Il prossimo passo errato sarà il “salario di cittadinanza”.

Cordialità.

Paolo Savona

 

La replica del professor Deriu
Chiarissimo professore, sono onorato del fatto che un Maestro abbia voluto prendere in esame le osservazioni di un
esponente della società civile, e oltremodo lusingato delle considerazioni che ha voluto inviarmi. Gilberto Muraro mi ha recentemente comunicato che anche il Presidente Gallo condivide questo tipo di ’impostazione.

L’Anprup ha iniziato a prender forma un anno orsono, proprio per la percezione dell’aleatorietà di ricorsi legali comunque doverosi, allo scopo di tentare di dare l’unica risposta possibile, quella politica, ad interventi di fatto esclusivamente politici.

Nessuno meglio di Lei sa che il senso doloroso dell’ingiustizia, più di quello profondo della giustizia, é una delle caratteristiche viscerali dei sardi, a prescindere dalla cultura e dalla posizione acquisita nella vita. E’ così forte che spinge a rincorrere mete presumibilmente utopiche anche nell’età della saggezza, sempre che si sia raggiunta! trarLa in Sardegna, dove mi trasferirò nella mia casa situata nel mezzo del parco naturalistico dei sette fratelli alla fine di luglio.

Colgo l’occasione per ringraziarLa nuovamente ed augurarLe buon lavoro e buone vacanze

Nanni DERIU