Pensioni donne, Inps riapre termini domande. 57 anni e 35 di contributi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Dicembre 2014 - 19:28 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni donne, Inps riapre termini domande. 57 anni e 35 di contributi

Pensioni donne, Inps riapre termini domande. 57 anni e 35 di contributi

ROMA – L’Inps ha ufficialmente riaperto i termini per la cosiddetta “opzione donna”. Tutte le donne che hanno almeno 57 anni e tre mesi potranno quindi chiedere di andare in pensione avranno tempo per fare domanda fino alla fine del prossimo anno. Ci rimetteranno, però, in media tra il 15 e il 20% dell’assegno perché il loro assegno verrà calcolato interamente col metodo contributivo.

A firmare il tutto è stato il direttore generale Mauro Nori. E tutto, racconta Enrico Marro sul Corriere della Sera, è stato concretizzato in una circolare che chiede di “non respingere” le domande presentate nei nuovi termini. La circolare:

Eventuali domande di pensione di anzianità in regime sperimentale presentate dalle lavoratrici che perfezionano i prescritti requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2015, ancorché la decorrenza della pensione si collochi oltre la medesima data, non devono essere respinte ma tenute in apposita evidenza

Con questa circolare l’Inps riapre i termini che erano scaduti il 30 novembre e rimette in discussione una precedente circolare dell’Inps che, spiega Marro,

aveva tenuto conto del fatto che sulla vecchia pensione di anzianità (57 anni d’età e 35 di contributi) si applicava la cosiddetta «finestra mobile», passava cioè un anno dalla maturazione dei requisiti alla decorrenza della pensione.

La prima circolare fissava la scadenza di “opzione donna” a novembre 2014. La nuova circolare, che arriva dopo una class action e una serie di risoluzioni votate dal Parlamento. Per ora, però, di certezze non ce ne sono.

Il messaggio infatti, come ben spiega Marro

non assicura che le pensioni di «opzione donna» maturate da ora fino alla fine del 2015 verranno liquidate. Non è affatto certo, infatti, che la Ragioneria generale dello Stato avalli l’interpretazione “larga” della norma, perché questa comporterebbe un aumento della spesa (negli ultimi anni, le pensioni di questo tipo liquidate sono state più di 8mila l’anno). Si rischia insomma un pasticcio. E così nello stesso messaggio diffuso oggi dall’Inps si dice che l’Istituto, «in seguito dell’emergere di ulteriori perplessità in merito alla portata della norma», ha chiesto chiarimenti al ministero del Lavoro. «In attesa di conoscere gli esiti delle valutazioni», si dispone che gli uffici continuino ad accogliere le domande. Ma adesso tornare indietro appare difficile. Se queste pensioni non fossero liquidate, si scatenerebbe un megacontenzioso.