Pensioni, uscita anticipata: esodati-mamme-disoccupati. O…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Settembre 2015 - 10:36 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni, uscita anticipata: esodati-mamme-disoccupati. O...

Pensioni, uscita anticipata: esodati-mamme-disoccupati. O… (foto Ansa)

ROMA – Esodati, mamme e disoccupati. Queste sono le tre categorie che potrebbero accedere prima alla pensione se dovesse andare in porto la flessibilità invocata da Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan. Si tratta, chiaramente, ancora di ipotesi: Andrea Bassi sul Messaggero ha analizzato tutte le possibilità allo studio di governo e Ministero dell’Economia.

Renzi ha appena detto che sogna la tanto invocata flessibilità in uscita già nella Legga di Stabilità. I prepensionamenti, però, costerebbero cari all’Inps e per questo sono allo studio almeno due modalità: uscite differenziate per categoria oppure anticipo sulla pensione versato dal datore di lavoro, che sarebbe poi rimborsato.

Andrea Bassi ci spiega come: L’ipotesi, dunque, è quella di una misura in due tempi. Verrebbe, innanzitutto, fissata una regola generale per uscire anticipatamente dal lavoro. Dal prossimo anno per lasciare l’impiego serviranno 66 anni e 7 mesi. L’idea sarebbe quella di permettere di anticipare fino a tre anni il pensionamento (dunque a 63 anni e 7 mesi), con almeno 35 anni di contributi e avendo maturato una pensione pari ad almeno 1,8-2 volte quella minima. Chi anticipa la pensione, tuttavia, non avrebbe un assegno pieno, ma decurtato di una percentuale annua tra il 3 e il 3,5%.

La possibilità di uscire anticipatamente sarebbe data a tutti i lavoratori, ma non da subito, solo tra qualche anno, probabilmente dal 2018, quando lo scalone introdotto dalla legge Fornero sarà stato praticamente riassorbito. Nell’immediato, invece, ci sarebbero alcune platee di persone che potrebbero accedere ai prepensionamenti: gli ultimi esodati, le donne con figli e i disoccupati senza altri redditi.

Bassi spiega poi l’altra ipotesi: Si tratta di una versione riveduta e corretta del prestito pensionistico. A sostenere i costi del prepensionamento sarebbero sostanzialmente le aziende che vogliono svecchiare la propria manodopera. Dovrebbero continuare a pagare i contributi per i lavoratori che lasciano in anticipo il lavoro e versargli anche la pensione. Questa, tuttavia, verrebbe restituita in piccole rate dagli stessi lavoratori alle imprese una volta maturati i requisiti per ottenere l’assegno dell’Inps. Insomma, a prestare i soldi ai lavoratori che vogliono uscire prima sarebbero le aziende e non l’Istituto di previdenza.