Pensioni, verso uscita anticipata anche per gli statali

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Giugno 2016 - 11:14 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni, verso uscita anticipata anche per gli statali

Pensioni, verso uscita anticipata anche per gli statali

ROMA – Pensioni, verso uscita anticipata anche per gli statali. Ape, acronimo che sta per anticipo pensionistico, varrà anche per i dipendenti pubblici. E’ una delle ipotesi sul tavolo della trattativa governo-sindacati che, come scrive Il Sole 24 Ore, ha parecchie chance di essere inserita nel piano flessibilità definitivo. Gli altri punti riguardano in particolare il quanto, in termini percentuali, dovranno pesare, le penalizzazioni per ogni anno di anticipo pensionistico.

L’operazione dovrebbe comportare oneri per le casse dello Stato non superiori ai 500-600 milioni includendo anche i dipendenti pubblici nel nuovo meccanismo sull’Anticipo pensionistico (Ape). Che prevede anche il ricorso alla “Rita”, la Rendita integrativa temporanea anticipata destinata a consentire al lavoratore “over 63”, che abbia aderito alla previdenza complementare e sia intenzionato a utilizzare la flessibilità-pensioni, la possibilità di incassare parte della pensione integrativa per ridurre l’impatto dell’Ape con il “vantaggio” di ridurre (anche dimezzare) il “prestito” bancario necessario per usufruire dell’assegno previdenziale anticipato. (Davide Colombo e Marco Rogari, Il Sole 24 Ore)

All’incontro, il governo non arriverà con una proposta “definita”, è la posizione di Poletti, il confronto sarà “chiaro”. Sull’introduzione della flessibilità in uscita verso la pensione (che per primi dovrebbe interessare le classi 1951-53), è il ragionamento ripetuto, si tratta di trovare il punto di caduta più condiviso possibile e che tenga insieme un equilibrio economico e sociale: sul tavolo la possibilità per il lavoratore di ritirarsi fino a tre anni in anticipo rispetto all’età di vecchiaia (66 anni e 7 mesi per gli uomini e 65 anni e 7 mesi per le donne).

A fronte di una penalizzazione che sarà differenziata a seconda delle situazioni e che dovrebbe essere pressoché nulla per chi il lavoro lo ha perso, non è più coperto dagli ammortizzatori sociali e non ha ancora raggiunto i requisiti per la pensione; più alta invece per chi sceglie di lasciare il lavoro prima.