Pil a -0,1% chiama manovra? No di Renzi. Ok industria, energia e edilizia ko

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 16 Maggio 2014 - 10:35 OLTRE 6 MESI FA
Pil a -0,1% chiama manovra? No di Renzi. Ok industria, energia e edilizia ko

Pil a -0,1% chiama manovra? No di Renzi. Ok industria, energia e edilizia ko

ROMA – Pil a -0,1% chiama manovra? No di Renzi. Ok industria, energia e edilizia ko. Per descrivere l’inatteso calo del Pil italiano (il deludente -0,1% del primo trimestre 2014), le metafore più abusate sui maggiori quotidiani nazionali sono quelle della “gelata”, della “doccia fredda” sulle speranze di ripresa. In realtà, sebbene il dato sia negativo, a una lettura più attenta è il “grande caldo” di un inverno eccezionalmente mite (e il conseguente crollo del fabbisogno energetico stagionale) ad aver inciso in maniera determinante: tanto è vero che rispetto al gennaio-marzo 2013, la “fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria” (secondo la dicitura ufficiale dell’Istat ricordata da Mario Deaglio su La Stampa), risulta in nettissima diminuzione, addirittura del 9,3 per cento.

L’altro dato che aiuta a spiegare la stagnazione di fatto degli ultimi 6 mesi è quello relativo al crollo strutturale dell’edilizia. Ancora Deaglio fornisce un utile ragguaglio: “ponendo pari a 100 la produzione dell’industria delle costruzioni del 2010, a febbraio 2014 ci si collocava a poco più di quota 62, una delle contrazioni più vistose mai registrate, se si escludono i tempi di guerra”.

Scorporando il dato dell’energia, la ripresa della manifattura è attestata però su un incoraggiante 1,7%, che riflette una crescita della domanda interna di consumi (bene il fatturato e gli investimenti). In particolare, la corsa della Germania (+0,8%), unica a non segnare il passo in Europa, aiuta l’export italiano. Resta che la frenata incide sui conti dello Stato e sugli obiettivi di finanza pubblica: già quest’anno, il rapporto tra disavanzo e Pil salirebbe allora al 2,8 per cento, invece del 2,6 dello scenario base. E negli anni successivi il divario si amplierebbe, arrivando a 0,6 punti nel 2016

Servirà una manovra? Matteo Renzi resta ottimista (“non mi esalto per un + 01,1%, non mi deprimo per un -0,1”); il ministro dell’Economia Padoan confessa che un po’ se l’aspettava. A guardare gli impegni (in particolare il pareggio di bilancio del 2016), il calo ha un significato preciso: una manovra strutturale aggiuntiva da 5 miliardi. Non per il governo che smentisce categoricamente la volontà di farvi ricorso, contando su una significativa accelerazione dei consumi grazie al bonus Renzi e ai pagamenti dei crediti della Pa.

Se ipoteticamente il governo volesse intervenire per correggere questa tendenza ed azzerare il disavanzo strutturale nel 2016, dovrebbe mettere in campo una manovra strutturale di almeno 5 miliardi e probabilmente maggiore negli anni successivi. Assumendosi naturalmente il rischio di generare ulteriori effetti depressivi sull’economia. Anche il debito pubblico risulterebbe più pesante in rapporto al Pil, di poco meno di un punto già nel 2014. Alla fine del periodo di previsione, nel 2018, il rapporto debito/Pil sarebbe al 126,7 per cento del Pil invece che al previsto 120,5. (Luca Cifoni, Il Messaggero)