Reddito di inclusione, Gentiloni: “Riguarderà 2mln di persone, ecco cosa prevede”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Aprile 2017 - 06:45 OLTRE 6 MESI FA
Reddito di inclusione, Gentiloni: "Riguarderà 2mln di persone, ecco cosa prevede"

Reddito di inclusione, Gentiloni: “Riguarderà 2mln di persone, ecco cosa prevede” (Foto Ansa)

ROMA – Il reddito di inclusione si farà e riguarderà 2 milioni di persone. Ad annunciare il nuovo ammortizzatore sociale è il premier Paolo Gentiloni, che sottolinea come la misura è un “impegno per la dignità e la libertà dal bisogno”. Il governo punta a lavorare con i sindacati per definire il reddito di inclusione, Reis, anche se i fondi ancora non sono sufficienti, ma intanto i primi punti di intesa sono stati fissati.

Il quotidiano La Stampa spiega che il memorandum è stato firmato a Palazzo Chigi dal premier e dall’Alleanza contro le povertà. Un documento in cui sono stati fissati i criteri per determinare l’accesso alla misura, stabilirne l’importo e i meccanismi per evitare che la presenza di questo ammortizzatore disincentivi la ricerca di una occupazione:

“Nell’intesa raggiunta tra l’Alleanza e il governo è previsto che il reddito Isee non sia l’unico criterio per l’accesso al Reddito Inclusione sociale (Reis), ma si tenga conto anche del reddito disponibile, così da permettere l’accesso alla misura anche a chi è proprietario della casa in cui abita, ma versa in stato di povertà. Per accedere al Reis bisogna non avere un reddito ISEE superiore ai 6 mila euro, superiore a quella usata oggi per il Sia stabilita a 3 mila euro”.

Per calcolare l’assegno ci si baserà sulla differenza tra il reddito disponibile e la soglia di riferimento Isr, che è la parte reddituale dell’Isee:

“Si ritiene – si legge nel memorandum – che l’erogazione debba coprire il 70 per cento della differenza calcolata e comunque in sede di prima applicazione della misura l’importo non deve essere inferiore all’assegno sociale mensile. Dall’importo così calcolato vengono comunque sottratte le somme percepite dalle altre misure assistenziali percepite dal nucleo familiare, ad eccezione dell’indennità di accompagnamento”.

Uno degli obiettivi è dunque quello di aiutare, ma il Reis non deve diventare un disincentivo alla ricerca di un’occupazione stabile e per farlo è necessario trovare un meccanismo ad hoc da parte del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che s’impegna anche a introdurre nel Fondo alla lotta alla povertà anche una linea di finanziamento specifica per i servizi connessi al Reis:

“La quota vincolata destinata ai territori non dovrà scendere mai al di sotto del 15 per cento del Fondo alla lotta alla povertà e la quota destinata ai servizi d’inclusione sociale non scenderà mai al di sotto del 25 per cento del Fondo stesso”.

 

Importante sarà poi la comunicazione tra struttura nazionale e amministrazioni territoriali, al fine di garantire un’applicazione uniforme del reddito di inclusione:

“Nel memorandum si legge che alla struttura devono essere garantite risorse umane ed economiche adeguate al fine di svolgere in maniera continuativa al fine di fornire strumenti adeguati alle amministrazioni coinvolte. Tra i compiti della struttura nazionale sono previsti: attività di promozione, sostegno e implementazione del Reis, supporto nello sviluppo delle competenze necessarie, costituzione di una comunità di pratiche, diffusione di linee guida, di protocolli formativi e operativi, realizzazione di incontri, interventi di tutoraggio alle realtà locali in difficoltà”.

Entro la fine del 2017 inoltre il ministero del Lavoro presenterà un piano di monitoraggio che abbia valenza su tutto il territorio nazionale:

“Il piano definirà le modalità operative per la raccolta dei dati e i soggetti coinvolti; gli indicatori qualitativi e quantitativi per la verifica dell’attuazione del Reis, sia per la parte di sostegno al reddito che per i servizi alla persona. Il memorandum si conclude con la previsione che il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali si impegni alla gestione associata del Reis nel territorio e che la definizione delle forme di gestione associata sia di competenza delle regioni”.