Riforma Pa, governo pensa a tetto premi, contratti a termine, tagli compensi

Pubblicato il 26 Aprile 2014 - 14:32 OLTRE 6 MESI FA

Riforma Pa, Renzi pensa a tetti ai premi, contratti a termine, tagli compensiROMA – Mobilità, tagli alla parte variabile dei compensi, tetti ai premi, dirigenti tutti a tempo determinato: questi i contorni della riforma della Pubblica amministrazione targata Matteo Renzi che dovrebbe arrivare martedì in Consiglio dei ministri.

Scrive Andrea Bassi sul Messaggero:

Il modello per ottenere questi risparmi potrebbe essere quello in via di sperimentazione alla Presidenza del Consiglio.
Nei giorni scorsi Palazzo Chigi ha emanato un decreto che taglia del 15 per cento la parte variabile delle retribuzioni di tutti i suoi dirigenti. Si tratta di 250 funzionari con stipendi che in alcuni casi superano anche i 200 mila euro l’anno. La parte variabile di questi compensi è spesso decisamente rilevante, superando in alcuni casi anche gli 80 mila euro.

La retribuzione dei dirigenti è composta in effetti di quattro parti. Uno stipendio tabellare, una retribuzione di posizione, una variabile e un premio di risultato. Per un dirigente di prima fascia, per esempio, le prime due voci sono fisse: 55.812 euro e 36.299 euro. Ma con la parte variabile e il risultato spesso lo stipendio raddoppia.

Il provvedimento di Renzi taglia del 15 per cento la componente variabile. Tuttavia incide anche sul risultato, inserendo una serie di tetti: dai 34.600 euro per i capi dipartimento, fino ai 26.900 euro per coloro che hanno funzioni di staff. Per ora, almeno sui premi, la riduzione non sarebbe sostanziale.

Modifiche anche per i premi:

Quello che però presto potrebbe cambiare, come anticipato dallo stesso Renzi, è il meccanismo di attribuzione del premio stesso: non più erogato a pioggia ma attributo solo in virtù del risultato conseguito e certificato da un «terzo» rispetto all’amministrazione. E tra i parametri che saranno fissati per l’erogazione dei premi di risultato ci saranno anche indicatori sull’andamento dell’economia e del benessere complessivo del Paese. Insomma, se si è in una fase in cui tutti tirano la cinghia la Pubblica amministrazione non potrà erogare premi.

Scrive ancora Bassi:

L’altra grande gamba della riforma della dirigenza pubblica è che i dirigenti dovrebbero essere tutti a tempo determinato, esattamente come avviene per il privato.

Ma nel privato i contratti dei manager non sono a tempo determinato: è a tempo indeterminato e in caso di licenziamento scattano giusti indennizzi, fino a tre anni di stipendio. Ci si chiede come mai per risparmiare il governo non pensi a tagliare veramente i compensi dei supermanager italiani di aziende private.