Roma vuole aumentare le tasse: Imu al 6 per mille o Irpef all’1,2%

Pubblicato il 19 Luglio 2012 - 11:32 OLTRE 6 MESI FA
gianni alemanno sindaco di roma

Gianni Alemanno (foto Lapresse)\

ROMA – Roma (cioè il sindaco Gianni Alemanno) vuole aumentare le tasse: l’Imu (sulla prima casa) potrebbe balzare al 6 per mille, o l’Irpef all’1,2%. Il Comune è alle pezze e allora deve decidere: tagliare servizi o spremere ancora i contribuenti. E, scrive Repubblica, l’aumento delle aliquote non è più un’ipotesi così remota.

Durante l’ultimo consiglio comunale, Alemanno ha detto chiaro e tondo come stanno le cose: al Comune “mancano” tra i 120 e i 150 milioni di euro. Per meglio dire, nelle previsioni per il 2012, il bilancio del Campidoglio sta sotto di tanto.

Le strade percorribili a questo punto sono due: tagliare sui servizi (cioè sul sociale) o aumentare le tasse. Per questa seconda via sono in ballo due ipotesi: innalzare l’Imu sulla prima casa ai livelli di quella sulla seconda casa. Ritoccare (sempre verso l’alto, ovviamente) l’addizionale Irpef.

Ipotesi Imu

Già adesso chi la prima casa a Roma pagherebbe più della media nazionale: l’aliquota “italiana” per la rata di dicembre è dello 0,4 per mille. Il Comune di Roma l’ha già portata al 5 per mille. Ma, viste le previsioni negative, potrebbe esserci un ulteriore balzello: Imu al 6 per mille. Ipotesi di gettito: 150 milioni. Giusto quello che serve per far respirare le casse comunali.

Ipotesi Irpef

L’addizionale Irpef è adesso al 9%, già oltre il massimo nazionale (che è dell’8%). Eppure potrebbe aumentare ancora. Perché? Perché di quella percentuale totale, lo 0,4% va allo Stato. Infatti quella percentuale viene incassata “dalla gestione commissariale del debito”. 0,9 meno 0,4 fa 0,5%: questo è quanto, allo stato attuale, incassa il Comune di Roma. Quindi per arrivare alla fatidica soglia dello 0,8% (che è il massimo che spetta al Comune) potrebbe praticare un altro rialzo dello 0,3%. In questo caso, però, i cittadini pagherebbero l’1,2%: una aliquota spropositata rispetto al resto d’Italia.

Il buco di 120-150 milioni deriverebbe da “sopraggiunti bisogni di spesa corrente”. Questi i “bisogni” nel dettaglio, come riportato da Repubblica: tra i 44 e i 45 milioni per i servizi sociali, pena la chiusura di molte strutture per anziani, disabili, malati di Alzheimer, senza tetto e ragazze madri a partire da settembre; 50 milioni per Atac (una trentina per ripristinare le risorse sul contratto di servizio, così da evitare dolorosi licenziamenti; più una ventina di milioni per finanziare il piano industriale); 12 milioni per l’assessorato all’Ambiente