Sangalli (Confcommercio): “Potere d’acquisto, livelli pre-crisi solo nel 2036”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Giugno 2013 - 12:49 OLTRE 6 MESI FA
Sangalli (Confcommercio): "Potere d'acquisto, livelli pre-crisi solo nel 2036"

Carlo Sangalli, Confcommercio (Foto Lapresse)

ROMA – Crisi in Italia, nuovo allarme, questa volta da Confcommercio: “Se pure si riuscisse a tornare alle dinamiche di crescita pre-crisi, bisognerebbe comunque aspettare fino al 2036 per recuperare il potere d’acquisto perduto”.

POTERE D’ACQUISTO CROLLATO- L’associazione dei commercianti spiega che la caduta dei redditi degli italiani è stata tale da ridurre il potere d’acquisto di oltre 3.400 euro in media rispetto al 2008. I salari sono in flessione ininterrotta da allora, e i consumi delle famiglie si sono adeguati, segnando il calo peggiore da 70 anni. 

NORD SULL’ORLO DEL BARATRO- In pericolo soprattutto il nord, ha sottolineato il presidente Carlo Sangalli, ricordando le parole dell’omologo di Confindustria, Giorgio Squinzi. “I consumi sono al livello del 2000 e gli investimenti pubblici al 2003″. In queste condizioni, hanno chiuso i battenti più di 40mila imprese quest’anno”.

TASSE DA LAVORO – L’anno in corso ha anche un altro record negativo: quello del maggior numero di giorni di lavoro necessari per pagare tasse, contributi e imposte: 162 giorni (ne occorrevano 139 nel 1990 e 150 nel 2000). Questo mentre in Europa, in media, ne occorrono 130 (-24% rispetto all’Italia). Anche questo contribuisce a far calare il potere d’acquisto degli italiai.

IVA, NO ALL’AUMENTO – Per Confcommercio la priorità, in queste condizioni, è sterilizzare l’aumento dell’Iva al 22% in programma a luglio. Per Sangalli “l’aumento dell’Iva determinerebbe pronunciati effetti regressivi”. Sostituire una minore Irpef con una maggiore Iva “penalizzerebbe le famiglie comprese nel primo 50% della distribuzione del reddito, con perdite comprese fra 200 e 50 euro per nucleo familiare”.

BIENNIO 2014-2015, RIPRESA DEBOLE – L’associazione dei commercianti vede nero anche per il biennio a venire. La crescita si fermerà all’1,9%, con una ripresa ben sotto le stime del governo. “L’economia italiana continua ad arretrare. Come mostra l’esercizio di previsione, il Pil diminuirà nel 2013 per il secondo anno consecutivo e per la quarta volta dal 2007. Le prospettive di recupero per il 2014-15 appaiono inoltre più deboli di quelle assunte dal Governo nel Def dello scorso aprile: secondo le nostre stime, nel prossimo biennio la crescita cumulata si arresterà all’1,9%, un punto in meno di quanto prospettato nei valori programmatici (2,8%)”.

DISOCCUPAZIONE – Sangalli non ha dimenticato il discorso occupazione: “Al primo trimestre di quest’anno, la disoccupazione è cresciuta al 12,8%, quella giovanile ha raggiunto la quota del 41,9% e sono divenuti ben 2,2 milioni i giovani italiani che né studiano, né lavorano: un nostro drammatico record europeo. Inutile girarci intorno: senza un cambiamento profondo delle politiche, in Europa ed in Italia, non se ne esce», ha aggiunto Sangalli. «Non se ne esce in Europa, se il rilancio del suo progetto politico, secondo la prospettiva degli Stati Uniti d’Europa, non supera la monocultura dell’austerità e riconosce che non vi è vera stabilità senza crescita», ha rincarato Sangalli.