Scudo anti-spread, l’Europa dice ancora sì: ma cos’è e come funziona?

Pubblicato il 10 Luglio 2012 - 08:50 OLTRE 6 MESI FA

BRUXELLES – In nottata l’Eurogruppo ha detto un altro sì al meccanismo anti-spread proposto in Ue da Mario Monti ma com’è e come funziona questo “scudo” che dovrebbe mettere al riparo i Paesi (che hanno pareggiato i bilanci) dalla speculazione dei mercati?

Cos’è. Lo scudo anti-spread è un meccanismo il cui obiettivo è quello di contenere la variazione del differenziale dei titoli di stato dei paesi dell’eurozona virtuosi, ma in difficoltà sui mercati.

Come funziona. Si tratta di acquistare bond sovrani dei Paesi sotto il tiro della speculazione, come per esempio Italia e Spagna che hanno visto schizzare verso l’alto i rendimenti sui loro titoli a 5 e 10 anni, con un impatto negativo sulla sostenibilità del debito.

I fondi salva Stati. L’acquisto dei titoli dei Paesi in difficoltà dovrebbe essere effettuato sia sul mercato primario che secondario da parte dei fondi salva Stato dell’eurozona, l’Efsf e l’Esm, che devono essere usati ”in modo flessibile ed efficace”. La Bce agirà come agente delle operazioni.

Risorse. La potenza di fuoco congiunta a disposizione di Efsf e Esm è di circa 800 miliardi di euro, da cui vanno però sottratti i nuovi aiuti alla Grecia e quelli alla Spagna, non ancora quantificati. Molti ritengono l’ammontare realmente a disposizione insufficiente, ma i Paesi del Nord guidati dalla Germania sono contrari all’aumento delle risorse.

Condizionalità. E’ il vero nodo da sciogliere. Nel testo adottato dai leader dell’eurozona si sottolinea che l’uso dei fondi salvastato in funzione anti-spread è condizionato al rispetto da parte dei Paesi che ne richiedono l’intervento delle ”raccomandazioni specifiche per paese” della Commissione Ue, nell’ambito del Patto di stabilità e della procedura per gli squilibri macroeconomici. E alla firma di un Memorandum d’intesa. Se, anche in base al trattato dell’Esm, la troika vera e propria non interviene direttamente, resta però un ruolo chiave di monitoraggio da parte di Bce, Commissione e, dove possibile, Fmi ma in un ruolo tecnico più limitato. Ma gli stati membri rigoristi del fronte del Nord hanno già ribadito che tutti questi dettagli potranno essere definiti solo quando uno stato membro chiederà effettivamente l’intervento del fondo salvastati per stabilizzare i mercati.