S&P, Moody’s e gli altri: rating o stalking?

di Paolo Forcellini
Pubblicato il 7 Luglio 2011 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA

foto Ap/Lapresse

ROMA – Con piglio nient’affatto angelico la cancelliera tedesca Angela Merkel nei giorni scorsi ha metaforicamente preso a sberle le tre signore del rating mondiale: Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch. “Dobbiamo smetterla di ascoltarle come oracoli”, è sbottata Frau Angela, “noi – e soprattutto la troika formata da Fmi, Bce e Commissione Ue – non dobbiamo rinunciare alla nostra capacità di giudizio”. Da settimane le grandi agenzie di rating mandano ripetutamente in fibrillazione governi e istituzioni sovranazionali, per non parlare dei mercati, con i loro annunci “terroristici”.

S & P (2,7 miliardi di dollari di fatturato) il 13 giugno aveva abbassato il suo voto alla Grecia, al livello CCC, a due passi dal baratro del default. Tre settimane dopo, il 4 luglio, l’agenzia americana fondata negli anni ’40 ha bocciato seccamente le proposte per l’allungamento delle scadenze del debito greco elaborate dalla Federazione bancaria francese e che sembravano condivise dai ministri finanziari dell’Unione europea: se prendete questa strada – hanno minacciato gli uomini di S & P – “per noi equivale a un default”. In altre parole, se le scadenze del debito vengono spostate in avanti, sia pure con l’assenso – obtorto collo – dei creditori, questa soluzione “concordata” viene considerata “selective default” (quando un debitore non riesce ad onorare alcuni degli impegni assunti al momento dell’emissione del debito). Le conseguenze di un simile giudizio sono molto gravi, sia per il paese dichiarato fallito che per le istituzioni finanziarie che gli hanno fatto prestiti (o che sarebbero disposte a fargliene di nuovi). Non è un caso che un portavoce del governo greco, piuttosto innervosito, abbia ribattezzato le agenzie di rating come “agenzie di speculazione”.

Ma torniamo ai nostri giustizieri dei debiti sovrani. Il 5 luglio è la volta di Moody’s (1,8 miliardi di dollari di fatturato), l’agenzia più antica (1909), che d’un solo botto toglie ben quattro voti dalla pagella del Portogallo, declassando il debito di Lisbona da Baa1 a Ba2 e inserendolo a tutti gli effetti fra gli “high yield” (titoli ad alto rendimento, che suona bene ma che sono anche chiamati “junk bond”, cioè titoli spazzatura). Detto in altri termini, Moody’s consiglia di acquistare i bond portoghesi solo a chi vuole avventurarsi sul terreno speculativo, ad alto rischio, mentre i risparmiatori che desiderano starsene moderatamente tranquilli sono avvertiti: meglio tenersene lontani. E’ dopo quest’ultimo avvertimento che la solitamente misurata cancelliera tedesca ha perso la pazienza.