Spread: non ci resta che il bazooka della Bce. Acquisterà bond di società?

Pubblicato il 25 Luglio 2012 - 10:49 OLTRE 6 MESI FA
Mario Draghi e Mario Monti

ROMA – Di che armi e munizioni dispone la Bce per raffreddare la pressione sui titoli di Stato in sofferenza? 540 punti di spread tra il Btp e il bund all’apertura di stamane (25 luglio), rendimenti al 6,7%, praticamente lo stesso livello pre-Monti: “gabinetto di guerra” oggi pomeriggio del Governo che ritiene lo spread ancora gestibile, ma occhi puntati su Francoforte, visto che il veicolo salva spread resterà parcheggiato a fino a settembre. Sanno, Monti e i suoi più stretti collaboratori dell’unità di crisi (Grilli, Moavero, Passera e il governatore Visco pronto a intervenire), che Mario Draghi e la Bce non hanno il compito di risolvere i problemi finanziari dei singoli Stati, nemmeno quelli dell’Italia. Ma è la stessa sopravvivenza dell’euro che in questo momento è gravemente minacciata: anche senza l’unanimità, in particolare senza l’approvazione della Bundesbank, una decisione a maggioranza può essere presa per mettere in campo soluzioni d’emergenza, anche le più creative.

La novità, come emerge da un retroscena pubblicato da La Stampa, potrebbe essere l’acquisto da parte della Bce di obbligazioni di società non finanziarie. Serve a immettere più moneta senza stamparne di nuova, una specie di “quantitative easing” come l’acquisto di bond statali: sarebbe utilissimo alle banche che continuano a non prestare soldi alle imprese, una risposta efficace al credit crunch, ma non risolutiva. Si ragiona, nei corridoi della Bce, di una nuova iniezione di Ltro, il finanziamento a tasso agevolatissimo (all’1%) destinato alle banche: non sembra un’idea percorribile, anche perché le banche continuano a comprare titoli di stato bond italiani e spagnoli con quelle risorse per guadagnare subito sulla differenza di tassi. Riempiendosi la pancia ulteriormente di titoli tossici e aggravando il rischio sistemico.

Agire ancora sul costo del denaro, stante un’inflazione ancora in discesa, indebolirebbe l’euro consentendo un aiuto all’export: la Banca centrale danese ha trascinato i tassi di interesse sui depositi sotto zero. Significa scoraggiare le banche che parcheggiano il denaro alla Bce piuttosto che prestarselo a vicenda: il parcheggio a pagamento dovrebbe dirottare le risorse verso gli investimenti. Queste sono le armi di un banchiere centrale per mantenere la stabilità dell’euro, la ragione sociale della Bce. Ma non bastano per salvarlo l’euro.

Quello che serve, e a cui si oppongono fermamente i tedeschi, è l’arma finale, il bazooka  definitivo: la Bce garantisce che comprerà titoli di Stato sul mercato secondario, con una potenza di fuoco illimitata. Un messaggio risolutivo contro chi scommette sul default di Spagna e Italia, un messaggio che basta se stesso, una minaccia efficace senza  che il bazooka venga nemmeno imbracciato. Le eventuali perdite verrebbero coperte dal fondo Esm: vale a dire dal contributo proquota degli Stati. Una copertura politica, quindi, sulla quale non c’è alcun accordo e per la quale nemmeno Draghi e l’Eurotower (il board della Bce) può farci nulla.