Spread oltre i 470, peggio dell’Irlanda. Inizia male il vertice dell’Eurogruppo

Pubblicato il 9 Luglio 2012 - 15:40 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Lo spread torna a ballare sopra quota 470. Un differenziale allarmante, se si considera che ha superato quello tra il titolo decennale irlandese e quello tedesco (a 464), insomma un livello di spread, quello italiano, paragonabile a quello di uno stato che deve ricorrere al sostegno internazionale per aiutare la propria economia e arginare il rischi di insolvibilità. Si tratta di un segnale preciso della volatilità dei mercati e, si spera,  un incentivo a far presto per i leader europei che oggi stesso tornano a riunirsi a Bruxelles per il summit (Ecofin) dei ministri dell’Economia dei 17 membri (per l’Italia partecipa Monti). Ennesimo vertice che ne prepara un altro e infatti, il presidente permanente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy dovrebbe convocarne un altro straordinario Ue per mercoledì 25 luglio.

In effetti sono ancora da definire modalità e quantità di intervento del fondo salva Stati (Esm), che tipo di arsenale per i fondi salva-spread, quanto bisogna ricapitalizzare le banche spagnole. Tutti grossi interrogativi che interpellano le leadership e la capacità di reazione politica mentre dall’Asia giungono dati negativi dal Giappone e soprattutto dagli Stati Uniti le notizie di soli 80 mila posti di lavoro creati in più, troppo pochi per salutare una ripresa dell’economia mondiale.

Il fatto è che, nonostante l’accordo di massima, la direzione da intraprendere per uscire dalla congiuntura, troppe misure importanti vedranno la luce con una lentezza che mal si concilia con la rapidità di intervento di cui ci sarebbe bisogno.  I mercati, quest’entità astratta nella definizione quanto concreta negli effetti che produce, amano la stabilità, ma in presenza di incertezze ne approfittano per scommettere contro chi è percepito in difficoltà. Per spiegare le ultime oscillazioni e tensioni degli spread nei paesi cosiddetti periferici, Italia inclusa, i dati negativi da Usa e Giappone si sommano alle perplessità di chi, come Finlandia e Olanda, mettono in dubbio  gli accordi del vertice Ue del 28-29 giugno sulla ricapitalizzazione delle banche spagnole e sul meccanismo antispread ispirato da Mario Monti.