Spread e crisi euro, come difendere i tuoi risparmi: bond, mutui, conto, azioni

Pubblicato il 24 Luglio 2012 - 11:57 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ci risiamo, le oscillazioni dello spread e la crisi dell’euro ci costringono con scadenza almeno mensile a valutare ognuno la propria situazione personale, a scegliere le strategie giuste per difendere i nostri risparmi. Con l’aiuto del Corriere della Sera vediamo come orientarci per mettere al riparo il nostro portafoglio, scegliendo i porti sicuri di rendimenti al riparo della speculazione, diversificando l’esposizione finanziaria. tra titoli di stato italiani e stranieri, conti in  deposito, mercato azionario, immobili e scelta del mutuo appropriato.

TITOLI DI STATO. I Btp a 10 anni, che vanno a scadenza nel 2022, vanno maneggiati con cautela. Sono volatili per eccellenza, cioè sono sottoposti a oscillazioni di prezzo vertiginose anche se offrono il massimo del rendimento.   Per fare un esempio: chi lo avesse acquistato in marzo a 100, lo ha visto schizzare a 105 nei giorni della effimera primavera dello spread a 300 punti. Vuol dire che vendere quando non è il momento, quando le quotazioni sono basse, può far male. Come i cugini a venti e trent’anni, il Btp decennale offre, però, cedole molto generose. Lo stesso Btp di marzo rende il 5,5% annuo. Il consiglio è di tenerne non più del 5% sulla disponibilità  complessiva del portafoglio.

I Btp brevi, fino a 5 anni, offrono un rapporto tra rischio e rendimento interessante. Rispetto al novembre scorso, quando lunghi e brevi erano sostanzialmente accomunati da tassi enormi, quelli a 5 anni sono rimasti relativamente al riparo dalla nuova ondata di panico. A un anno il Tesoro paga meno del 3% lordo, a due il 4,38%, a tre il 4,89, a cinque il 5,75%. Il consiglio è di avere titoli italiani a breve per una misura tre volte superiore di quelli lunghi, diciamo il 15% dell’intero portafoglio. Pagate le tasse ci si rifà dell’inflazione (al 3%). Altri titoli dovrebbero essere di un’altra valuta, al di fuori dell’euro. Il rifugio del bund tedesco è per l’appunto un bunker , ma bisogna sapere che ci si rimette.

CONTI DI DEPOSITO.  Fino a 100 mila euro i depositi bancari sono garantiti da un apposito fondo in caso la banca fallisca. Parcheggiare i soldi in banca un anno e più è abbastanza vantaggioso: rendimenti in media del 3%, aliquota al 20%, zero spese sul conto. Le banche hanno fame di nuovi impieghi e soprattutto di liquidità e sono abbastanza generose. Ma bisogna stare attenti alle offerte e alle promozioni: è importante capire per quanti mesi vale l’offerta di interessi più alti.

MERCATO AZIONARIO. Stare fermi, non arrischiare investimenti avventati né disfarsi con troppa facilità di posizioni strategiche. Bisogna attendere che passi la bufera. E’ vero che gli investitori stanno scaricando in questo momento sul mercato azionario tutta la loro preoccupazione, colpendo un po’ a casaccio titoli di aziende a rischio come di società modello. Preoccupazione fondata non solo sulla crisi dell’euro, ma soprattutto su una frenata della crescita che coinvolge gli Stati Uniti come Cina e paesi emergenti. a guardar bene, qualche bel nome del “made in Italy” è sfuggito alle maglie della crisi, specie quelli conosciuti e apprezzati all’estero e quelli destinati a una crescita importante anche suol mercato globale. Il Corriere della Sera, un mese e mezzo fa, vedeva bene Luxottica, Safilo, Ferragamo, oppure Autogrill, Amplifon, Campari, Yoox.  Le serie storiche insegnano che puntare su titoli che al momento nessuno vuole negli anni successivi si rivela l’idea giusta, quella più remunerativa.

IMMOBILI: MUTUI E ACQUISTO. Acquistare casa per sé, per un uso diretto è sempre consigliabile avendo le risorse disponibili per ammortizzare il mutuo. La tassazione, anche con la novità Imu, è abbastanza contenuta sulla prima casa, si risparmia sull’affitto. Diverso è il caso se l’acquisto è destinato alla locazione. I rendimenti degli affitti sono crollati di due punti e tra Imu, Irpef e cedolare secca e volendo mettiamoci anche l’inflazione, l’operazione potrebbe rivelarsi tutt’altro che un affare. Chi attualmente ha in corso un mutuo variabile deve solo benedire la crisi: Euribor e tasso della Bce sono ai minimi termini e sono i due indicatori che influiscono sulla formazione dell’importo rateale.

A meno che non avvenga l’irreparabile, cioè la fuoriuscita dall’euro, il variabile è molto conveniente. Ed è difficile immaginare che d’improvviso l’economia torni a correre per miracolo costringendo la Bce a un precipitoso e consistente rialzo dei tassi sul costo del denaro. Chi ha scelto un tasso fisso è a posto. E’ complicato invece stabilire cosa fare per chi deve accendere un mutuo ora. Dipende dalla nostra disposizione psicologica ad accettare più o meno rischi. Lo spread che impongono le banche (non quello dei titoli ma la maggiorazione sul tasso di almeno il 3% delle banche in crisi) stabilisce gli interessi del fisso al 6%. Quelli del variabile al 4% ma con il pericolo che un rialzo del costo del denaro faccia diventare la rata mensile insostenibile. Che fare? Dipende da noi, nessuno può scegliere al nostro posto se buttarsi o meno.