Taxi, quanto vale la licenza? Milano/Roma 150mila €, Venezia 400mila. Ncc? 60mila

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Febbraio 2017 - 09:45| Aggiornato il 17 Aprile 2020 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Taxi, quanto vale la licenza? Milano/Roma 150mila €, Venezia 400mila. Ncc? 60mila. Le proteste dei tassisti non fermano la corsa del decreto milleproroghe che si avvia al voto di fiducia alla Camera nella giornata di domani. Il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, al termine di una lunga mediazione trova l’intesa proponendo due decreti, uno per il riordino del settore e l’altro per la lotta all’abusivismo. Una soluzione che superi quindi di fatto il contenuto dell’emendamento al Milleproproghe a firma di Linda Lanzillotta che ha scatenato la protesta.

Cuore dello scontro  attuale – mentre sullo sfondo c’è sempre lo “spettro” Uber – la difesa delle licenze dei tassisti, la loro liquidazione, che un mercato liberalizzato farebbe scendere di valore. Ma quanto vale attualmente una licenza (atteso che la compravendita delle stesse licenze non sarebbe regolare e si è affermata ormai come un fatto compiuto)?

A Milano e Roma il prezzo di una licenza oscilla tra i 150 e 200mila euro. A Napoli un po’ meno, ma a Venezia può raggiungere la cifra record di 400mila euro. Una licenza per i noleggiatori con conducente, li chiamiamo Ncc, costa tra i 50 e i 60mila euro.

Le differenze tra chi guida un’auto bianca e un noleggiatore sono molte a cominciare dal trattamento fiscale: i tassisti italiani, secondo l’Agenzia delle entrate, guadagnano 1.100 euro al mese, vale a dire meno di un metalmeccanico. A Roma la media dichiarata è di 1.150, a Milano di 1.200 euro. Il calcolo viene fatto in base agli studi di settore, ma non bisogna dimenticare i costi di gestione (manutenzione dell’auto, carburante e assicurazione, condivisi con gli ncc). Rimane alto, però, il sospetto che un tassista incassi molto di più. Un ncc, invece, paga le tasse in base a quanto fattura e pure qui, per esplicita ammissione di qualche noleggiatore, «c’è una quota di “nero”, come in molte altre categorie». (Corriere della Sera)