Taxi rivolta: dal decreto Bersani a Uber, guerra infinita. Un mercato da 2 miliardi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Febbraio 2017 - 11:24 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Taxi rivolta: dal decreto Bersani a Uber, guerra infinita. Un mercato da 2 miliardi. Dalle barricate contro le prime liberalizzazioni di Pierluigi Bersani, allora ministro dello Sviluppo Economico del governo Prodi (anno 2006), al blocco di Roma contro il sindaco Walter Veltroni che volle (e ottenne) più licenze taxi per la capitale, fino alle sollevazioni pan-europee contro il Grande Nemico Uber. La guerra dei taxisti per difendere il valore delle proprie licenze dura da più di dieci anni.

Difenderle dalla concorrenza, ieri le nuove licenze, poi gli Ncc accusati di proporre prezzi stracciati favoriti da meno oneri e vincoli, quindi Uber, tutti comunque impegnati a competere su un mercato che vale oggi circa due miliardi di euro. Da una parte 40mila tassisti agguerritissimi perché organizzati e in grado di condizionare la politica, dall’altra 80mila conducenti Ncc che reclamano spazio. In mezzo il ritardo con cui (non) si legifera su una materia completamente rivoluzionata dalla possibilità di prenotare un servizio con un semplice clic sullo smartphone. Un groviglio in cui ogni parte in causa tira necessariamente l’acqua al suo mulino.

«Io sono tendenzialmente a favore di Uber – spiega Paolo Beria del Traspol, il laboratorio di politica dei trasporti del Politecnico di Milano -. Però credo che in questa vicenda le ragioni stiano un po’ da entrambe le parti. Perché se vedo gli ultimi numeri di Uber, che denuncia perdite per oltre 2 miliardi di euro, il dubbio che tengano artificialmente bassi i prezzi c’è e quindi ci sta che i tassisti si arrabbino per questo. Quanto ai vincoli imposti a suo tempo agli Ncc, nella forma probabilmente hanno ragione i tassisti ma nella sostanza queste norme non c’entrano niente con Uber e vengono solo usate in maniera strumentale per fermare la concorrenza». (La Stampa)

OGGI – Oggi a scatenare la protesta è stato un emendamento al Milleproroghe che sposta a fine anno l’entrata in vigore delle norme che limitano i servizi di noleggio con conducente (Ncc). Dietro questo slittamento i taxisti temono si spalanchino le porte alle multinazionali come Uber (sede San Francisco) che attraverso una app vendono servizi di trasporto pubblico automobilistico attraverso un nerwork di autisti che, come si legge sul sito di Uber possono guidare “in qualsiasi momento, di giorno o di notte, 365 giorni all’anno”. Insomma nessun controllo sulla stanchezza dell’autista, sulla sua fedina penale, per non parlare del suo profilo caratteriale, o della manutenzione della sua auto.

BERSANI – La prime manifestazioni dei taxisti contro il tentativo di liberalizzare un settore risalgono al 2006 contro il decreto liberalizzazioni del governo Prodi e del ministro Bersani. Era il 17 luglio 2006 quando a Roma si ritrovarono i taxisti di tutt’Italia, più di duemila al circo Massimo. Animi surriscaldati, un giornalista del Corriere della Sera venne aggredito dai taxisti e finì al pronto soccorso. Dopo giornate calde si arrivò a un compromesso: divieto di cumulo delle licenze, competenza ai Comuni, e possibilità di assumere sostituti o collaboratori alla guida.

VELTRONI – Raggiunto un accordo con il governo, nel mirino dei taxisti finì il sindaco Walter Veltroni che chiedeva 2500 auto bianche in più in giro per Roma. All’epoca a Roma Termini si facevano code di ore per prendere un taxi.

ALEMANNO – Dalle proteste dei taxisti romani non si salvò nemmeno Alemanno nel 2011. Il suo regolamento venne considerato troppo debole contro l’abusivismo dilagante. Nota curiosa: all’epoca accanto alle auto bianche scesero in piazza anche qualche centinaio di Ncc.

IL NEMICO UBER – E’ il 2014 quando i taxisti di Milano e Napoli incrociano le braccia contro il mercato selvaggio che la multinazionale americana Uber sta imponendo alle città europee. Roma non sciopera ma i taxisti della capitale fanno volantinaggio per avvertire gli utenti dei rischi che si corrono a salire su un’auto guidato da un autista preso su una app.

DA PARIGI A ROMA – Lacrimogeni, aggressioni, fermi di manifestanti. Parigi 26 gennaio 2016, giornata di fuoco dei tassisti francesi, furiosi contro la concorrenza degli NCC (le auto con conducente) per non parlare di Uber e dei conducenti clandestini. Nello stesso giorno scendono in piazza i taxisti italiani a Roma, Milano, Torino, Napoli e Firenze. La richiesta è una sola: rendere illegale Uber in Italia.