Telecom. No altri soldi da Mediobanca: parla l’ad Nagel

di Sara Bonifazio
Pubblicato il 18 Settembre 2013 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Telecom. No altri soldi da Mediobanca: parla l'ad Nagel

Alberto Nagel, ad di Mediobanca (Foto LaPresse)

(ANSA) – MILANO – Telecom non può più contare sull’appoggio incondizionato dei grandi soci italiani e Mediobanca è la prima a passare dalle parole ai fatti. Piazzetta Cuccia ha svalutato le azioni a 0,53 euro (il 17 settembre il titolo ha chiuso in calo dello 0,9% a 0,59 euro) e il suo amministratore delegato Alberto Nagel ha escluso l’intenzione di investire nuovi soldi, preparando la strada al disimpegno.

”Abbiamo deciso che l’attuale ‘status quo’, avere azioni in una holding illiquida, non ci dà la libertà di vendita – ha detto nel corso di una conference call con gli analisti -. Per questa intenzione abbiamo comunicato chiaramente la nostra intenzione (di disdire il patto Telco, ndr) agli altri azionisti con l’obiettivo di disinvestire. Questa risposta non è in linea con l’idea di mettere più equity”. Da quanto si apprende ”la visione è unitaria” soprattutto sulla ”necessità di superare lo status quo”.

Escluso dunque un supporto da parte dei vecchi soci a un aumento di capitale, se non ne intervengono di nuovi. Secondo Equita la scelta più razionale sarebbe cedere Tim Brazil, valutata 4,8 miliardi. ”La cessione – valutano gli analisti – produrrebbe un calo del rapporto debito/EBITDA 2014 da 2,32 a 1,9-1,8 circa con questo scongiurando il rischio di downgrade del debito e quindi di aumento di capitale”.

Secondo indiscrezioni di stampa Telefonica aveva cercato di mantenere un ruolo guida in Telecom offrendo 800 milioni di euro ai soci Telco per parte delle loro quote ma la proposta è stata respinta. Telefonica è il ”naturale interlocutore in Telco” ma fonti vicine alla situazione aggiungono che ”ci sono diverse discussioni. Non solo con Telefonica, anche con altri. Chiunque abbia un programma serio e credibilità verrà ascoltato”.

”O si trova un accordo con un’offerta che dia un minimo di soddisfazione” oppure ”verranno date le disdette con lo scioglimento di Telco” e le quote (l’11,6% di Mediobanca al pari di Intesa SanPaolo; il 30,4% di Generali) potrebbero venir cedute o in blocco a eventuali soggetti interessati oppure singolarmente sul mercato.

”La Cdp può avere un ruolo da protagonista, ma l’investimento deve risultare profittevole, non dà aiuti di Stato e non è questa l’ipotesi” ha detto il viceministro allo Sviluppo economico, Antonio Catricalà, parlando della Cassa, coinvolta non tanto nel riassetto azionario quanto come possibile investitore nella società della Rete.

Un progetto i cui tempi ”non sono prevedibili, ma l’operazione non è mai stata abbandonata” anche se la discussione in questo momento sembra anacronistica. Resta in stand by anche Agcom. ”Non abbiamo nessuna carta allo studio, aspettiamo la documentazione da Telecom” ha detto il presidente Agcom, Angelo Marcello Cardani che dopo una prima informativa a maggio aveva chiesto sul tema ulteriori approfondimenti.