Terna imbarazza Enel e Eni: ricavi in crescita del 50%

Pubblicato il 3 Marzo 2011 - 18:25 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Tra le grandi imprese a partecipazione statale Terna dovrebbe essere la più tranquilla. Il presidente Luigi Roth e l’amministratore delegato Flavio Cattaneo, vantano infatti un titolo che aumenta del 65% dall’inizio del mandato, il 2 novembre 2005, e un margine operativo lordo che sale dal 66 al 74% dei ricavi, anch’essi in crescita di oltre il 50%.

Però in Terna, come scrive Massimo Mucchetti  per il Corriere della Sera, c’è un segno di contraddizione. Dal punto di vista manageriale, il 47enne Cattaneo, che a Terna era stato nominato a parziale risarcimento per aver “perso” la direzione generale della Rai, finisce con l’essere o con il sentirsi candidabile a poltrone di rango superiore. Dal punto di vista politico, Terna fa emergere il limite delle liberalizzazioni, forti nell’elettricità e deboli nel gas. Povera di grandi imprese, l’Italia potrebbe primeggiare nella gestione delle infrastrutture energetiche, ove si realizzasse un campione nazionale delle reti con piena autonomia imprenditoriale, imperniato su Terna. Ma l’Eni non vuole privarsi di Snam Rete Gas, e il governo subisce.

L’uso razionale delle riserve comporta minori impegni di potenza per circa un miliardo di euro: meno introiti per i produttori, meno oneri in bolletta. È possibile che la riduzione del 10% dei consumi elettrici indotta dalla crisi abbia facilitato l’opera. Ma è la stessa Terna a voler fare di più, estendendo i concetti di infrastruttura e dispacciamento all’accumulo di energia altrimenti persa attraverso le grandi batterie, che possono aumentare di molto la produttività delle fonti rinnovabili, e attraverso l’uso dei pompaggi idroelettrici a scopo di calmiere nelle ore di punta. In entrambi i casi, Terna entrerebbe in conflitto con l’Enel, che possiede la gran parte dei pompaggi e vuole investire nelle batterie.

L’Enel potrebbe accusare Cattaneo di invadere, lui gestore di infrastrutture, il campo della produzione. Lo sviluppo e il collocamento in Borsa della filiale brasiliana sono stati giudicati una distrazione finanziaria dal core business. Ma il profitto di 300 milioni realizzato nel 2009 uscendo dal Brasile non è dispiaciuto a nessuno. L’investimento nel fotovoltaico, installato sui terreni di proprietà, è stato venduto al private equity inglese Terra Firma: per l’Autorità, il gestore dell’infrastruttura non può produrre, ma solo promuovere un’attività e venderla. Il profitto di circa 200 milioni così realizzato, se conferma l’eccesso di incentivi previsti per il solare, dice anche di un management che fa rendere gli asset nella situazione data. Ma alla fine queste operazioni sono poco cosa rispetto ai sogni proibiti di Terna. La rete elettrica è stata separata per legge dall’Enel e attribuita a Terna per ridurre il potere di mercato dell’ex monopolista e favorire la competizione.