Ue dichiara guerra all’evasione e all’elusione fiscale

Pubblicato il 13 Aprile 2013 - 01:20| Aggiornato il 12 Gennaio 2023 OLTRE 6 MESI FA

DUBLINO – L’Ue dichiara guerra ”frontale” all’evasione e all’elusione fiscale che fanno perdere ”mille miliardi di euro l’anno” ai 27, e l’Italia, insieme ad altri cinque paesi, è in prima linea.

La cifra di mille miliardi ”equivale al Pil della Spagna o all’intero bilancio europeo dei prossimi sette anni e a cento volte il prestito a Cipro”. Le valutazioni sono del presidente della Ue Herman Van Rompuy che con due ‘tweet’ ed un videomessaggio ha annunciato la convocazione di un vertice europeo che il 22 maggio avrà all’ordine del giorno proprio la lotta all’evasione fiscale.

Da Dublino, dove sono riuniti i ministri Ecofin, il ministro dell’economia Vittorio Grilli plaude all’iniziativa, ricordando l’impegno del nostro paese in questi ultimi anni. ”L’Italia è sempre stata impegnata nella lotta all’evasione fiscale ed è convinta che trasparenza e scambio automatico di informazioni sono il maggior strumento per contrastarla”, ha detto Grilli nella conferenza stampa congiunta con i ministri degli altri cinque Paesi che hanno deciso di andare avanti sulla lotta all’evasione cioè Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna e Polonia.

L’evasione è ”ingiusta” per i cittadini che pagano le tasse per far funzionare la società anche a favore di chi le imposte non le paga, ha detto Van Rompuy definendola ”ingiusta” anche per le aziende ”che non riescono a competere” con quelle che aggirano le tasse. Non solo: evasione ed elusione sono un problema ”estremamente grave” per i singoli paesi che mai come ora hanno bisogno di risorse per risanare le loro finanze pubbliche.

E l’Italia – che con gli altri cinque paesi ha firmato la lettera che ha finalmente scatenato la reazione di Bruxelles – è la più colpita, visto che è prima in Europa e terza tra i paesi Ocse per evasione fiscale, con oltre 180 miliardi l’anno di mancati introiti. L’importante, ha osservato Van Rompuy, è sfruttare il momento politico favorevole, scattato dopo lo scandalo rivelato dall’inchiesta ‘Offshoreleaks’ sui conti nascosti nei paradisi fiscali. ”Non possiamo tollerare compiacimenti” in materia di tasse, ha avvertito Van Rompuy, ricordando pero’ che sono i governi a dover decidere come agire per ”combattere frontalmente l’evasione fiscale e risolvere la questione del segreto bancario”.

Un richiamo neppure velato all’Austria che è rimasta l’ultima a fare resistenza, dopo la resa del Lussemburgo che dal 2015 metterà in atto quello scambio automatico di dati bancari essenziale per combattere l’evasione. Che – come ha ricordato Van Rompuy – ”è in gran parte un problema transfrontaliero, che dimostra fino a che punto dipendiamo gli uni dagli altri”. Le proposte per la lotta sono già state messe sul tavolo della Commissione europea a dicembre scorso. Ora, sulla spinta dei cinque paesi più grandi e più colpiti dall’evasione, l’accelerazione dell’Europa. Che, anche in vista della trattativa con Washington sull’accordo di libero scambio, dovrà cercare di adeguarsi allo schema già partito negli Usa.