Usa, crisi. New York, numero poveri mai così alto dal 2005

Pubblicato il 17 Aprile 2012 - 12:37| Aggiornato il 30 Maggio 2012 OLTRE 6 MESI FA

Newyorchesi in fila per un pasto caldo presso un ente assistenzial

NEW YORK, STATI UNITI – Il numero dei newyorchesi rientranti nella categoria dei poveri nel 2010 è aumentato di quasi 100 mila persone rispetto all’anno precedente, aumentando così dell’1,3 pe cento, a quota 21 per cento, il tasso di povertà.

Il New York Times rileva che si tratta della percentuale più alta, e il maggior aumento di anno in anno, da quando le autorità cittadine hanno introdotto una più dettagliata definizione di povertà nel 2005.

La recessione e la stentata ripresa economica hanno avuto effetti particolarmente gravi sui bambini, tra i quali uno su quattro sotto i 18 anni vive in povertà, secondo una analisi effettuata dal City’s Center for Economic Opportunity.

Vulnerabili anche le famiglie con figli, con un tasso di povertà del 23 per cento, mentre un significativo numero di famiglie fatica a restare al di sopra del livello di povertà. Perfino famiglie in cui due membri lavorano a tempo pieno sono considerate povere nel 2010: rispetto al 2009 sono aumentate dell’1,3 per cento, a quota 5 per cento. Secondo le autorità cittadine oltre i milione e 700 mila newyorchesi erano poveri nel 2010, l’ultimo anno in cui è stata fatta un’indagine.

Il Centro attribuisce la colpa di questa situazione ai guadagni ridotti dal balzo della disoccupazione durante la recessione, che ha colpito New York più tardi che il resto del Paese. L’analisi sottolinea che il tasso di povertà sarebbe stato più alto – il 23,7 per cento complessivamente e il 27,6 per cento per famiglie con figli – se il governo dal 2007 non avesse aumentato i crediti fiscali, la distribuzione dei food stamps (buoni governativi che possono essere scambiati per generi alimentari in negozi e supermercati) ed altri benefici. Il numero dei newyorchesi che usano i food stamps è catapultato da 773 mila nel 2008 a oltre un milione nel 2010.

Tra le razze e le etnie, la povertà colpisce di più gli ispanici (26 per cento), seguiti dagli asiatici (25 per cento), dai neri (21,7 per cento) e bianchi non di discendenza ispanica (15,2 per cento). Coloro che non hanno la cittadinanza registrano un tasso di povertà (il 27,8 per cento) più alto dei cittadini naturalizzati (17,8 per cento).

”Quello che sta accadendo è che stiamo creando un enorme gruppo di persone che non hanno alcun lavoro”, ha dichiarato al Nyt David Jones, presidente della Community Service Society di New York, che si occupa della tutela dei poveri. ”E potremmo continuare ad avere alti livelli di povertà anche quando la recessione si attenuerà”, ha aggiunto.