Veneto Banca nel mirino dei pm. Coinvolti i soci Stefanel, Zoppas, De Benedetti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Febbraio 2015 - 09:00 OLTRE 6 MESI FA
Veneto Banca nel mirino dei pm. Coinvolti i soci Stefanel, Zoppas, De Benedetti

Veneto Banca nel mirino dei pm. Coinvolti i soci Stefanel, Zoppas, De Benedetti (foto Ansa)

ROMA – Veneto Banca nel mirino dei pm. Coinvolti i soci Stefanel, Zoppas, De Benedetti. Soldi ai soci nonostante il divieto, crediti senza garanzie, false comunicazioni alla Banca d’Italia e ostacolo alla vigilanza: Veneto Banca, un altro istituto cooperativo popolare, è finito sotto inchiesta giudiziaria, proprio nei giorni del decreto che obbligherà le prime 10 popolari a cambiare il sistema una testa un voto e ad accorparsi.

L’ex amministratore delegato e attuale direttore generale Vincenzo Consoli e l’ex presidente Flavio Trinca sono finiti nel mirino della Procura di Roma e risultano indagati per ostacolo alla vigilanza, mentre per tutto il giorno finanzieri del Nucleo speciale di Polizia Valutaria e del nucleo di polizia Tributaria di Venezia hanno perquisito a Montebelluna (Treviso) le sedi legale ed amministrativa dell’istituto e le abitazioni di 16 soci che hanno ricevuto finanziamenti dall’istituto. Florenza Sarzanini sul Corriere della Sera riassume i reati contestati e i nomi importanti coinvolti nell’inchiesta.

Finanziamenti concessi ai soci nonostante sia vietato e crediti elargiti a numerosi clienti pur senza avere le necessarie garanzie. Ma soprattutto indicazioni false trasmesse alla Banca d’Italia per mostrare una solidità patrimoniale molto lontana dalla realtà. Si snoda su tre filoni l’inchiesta della Procura di Roma che coinvolge i vertici di «Veneto Banca», una delle Popolari inserite nel decreto del governo per la trasformazione in società per azioni. E si concentra anche sulla lista di quegli imprenditori che nel corso degli ultimi anni avrebbero potuto contare su una corsia preferenziale per ottenere sostegno economico. Tra loro nomi noti come quelli di Giuseppe Stefanel, Gianfranco Zoppas, Marco De Benedetti e Gianpiero Samorì.

Le due ispezioni della Banca d’Italia. Sullo sfondo dell’inchiesta giudiziaria – diretta dai pm di Roma Nello Rossi e Maria Francesca Loi, del “gruppo economia” della Procura – due ispezioni fatte dalla Banca d’Italia nel 2013. L’attenzione della Vigilanza Bancaria e Finanziaria della Banca centrale si è concentrata su carenze nel processo del credito, in particolare su alcuni finanziamenti a soci, e su non corrette segnalazioni all’organo di vigilanza di posizioni anomale e previsioni di perdite: argomenti, peraltro, che avevano già determinato nell’agosto dello scorso anno sanzioni amministrative pecuniarie nei riguardi di componenti ed ex componenti del Consiglio di amministrazione e del collegio sindacale.

Patrimonio di vigilanza “gonfiato”. Il reato di ostacolo all’attività di vigilanza è direttamente collegato proprio a quanto rilevato dalla Banca d’Italia, fatti ai quali i pm di Roma hanno dato rilievo penale. La Banca centrale ha accertato la sussistenza di “gravi anomalie” nella gestione di Veneto Banca, “tali da determinare – è scritto nel decreto di perquisizione – una consistente decurtazione del relativo patrimonio di vigilanza (il capitale che ogni banca deve detenere per soddisfare i requisiti di vigilanza prudenziale, ndr), nel dettaglio rettificato da euro 2.012.923.000 ad euro 1.662.948.000, con uno spread negativo di euro 345.975.000”.

La Banca d’Italia ha, inoltre, stigmatizzato la tendenza a concedere finanziamenti in assenza di adeguate tutele: in sede ispettiva sarebbero emerse “maggiori perdite per euro 192.975.000, anch’esse incidenti negativamente nella stima del patrimonio di vigilanza”. Di conseguenza, la stessa Banca d’Italia, ha rivisto in difetto la stima dell’indice di solvibilità, “nello specifico attestatosi, all’esito dell’ispezione, al 6,3%, valore notevolmente inferiore al target dell’8% in via generale raccomandato a titolo prudenziale dalla stessa Autorità di Vigilanza”.

Le perquisizioni. Nel corso delle perquisizioni – anche quelle nella sede della società Mdb consulting, di Marco De Benedetti, e nell’abitazione di Giuseppe Stefanel, presidente dell’omonimo Gruppo di abbigliamento, affidatari della banca – i finanzieri hanno acquisito una mole consistente di documenti, la maggior parte dei quali riferiti proprio ad alcuni finanziamenti sospetti a soci concessi da Veneto Banca, i cui preliminari di bilancio 2014 hanno evidenziato un risultato negativo per 650 milioni. In quelle carte gli inquirenti cercano ulteriori riscontri agli addebiti e non escludono di poter anche individuare nuove ipotesi di reato.