Voluntary disclosure: 80% istanze ferme. Pratiche difficili

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Settembre 2015 - 09:39 OLTRE 6 MESI FA
Voluntary disclosure: 80% istanze ferme. Pratiche difficili

Voluntary disclosure: 80% istanze ferme. Pratiche difficili

ROMA – A pochi giorni, salvo proroga, dal termine per aderire alla voluntary disclosure le richieste pervenute sono 10mila. A fornire l’aggiornamento è il direttore dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi. La voluntary disclosure, dunque, sta andando bene e potrebbe essere l’asso nella manica per alimentare il taglio delle tasse sulla casa che il governo ha promesso.

L’ultima rilevazione, ha annunciato Orlandi, indica in 10mila le richieste arrivate, contro le appena mille di maggio scorso. Si tratta di un numero che potrebbe sensibilmente salire, non solo perché in questi casi ci si muove spesso all’ultimo minuto (la scadenza è per ora fissata al 30 settembre), ma anche perché sono in molti a chiedere un rinvio che tuttavia, al momento, non sembra concretizzarsi. Sulla misura non sono circolate stime ufficiali di incasso, ma alcune indiscrezioni giornalistiche l’hanno quantificata in 3 miliardi o anche di più.

Sondati dal Sole 24 Ore, operatori del settore e consulenti, calcolano in 15mila le istanze presentate finora che a fine settembre potrebbero diventare 70mila, un vero successo: in pratica, l’80% delle istanze è in stand by. Pesano la farraginosità della voluntary, i tempi ristretti, la difficoltà di completare le pratiche, i costi burocratici elevati.

L’accelerazione decisiva si sarebbe verificata nel mese di agosto, che potrebbe precedere una vera e propria impennata a settembre, dovuta non solo all’approssimarsi della scadenza di fine mese, ma anche ai “correttivi” sul penale introdotti dal governo a fine luglio.

Alcuni studi si sono dati una scadenza intermedia – venerdì prossimo o la metà del mese – dopo la quale non prenderanno nuovi incarichi (salvo l’ipotesi di proroga, ovviamente, da tutti auspicata). Altri consulenti, già oggi, filtrano le richieste accettando solo i dossier più semplici, cioè quelli con poche movimentazioni, senza implicazioni penali, in cui si può calcolare a forfait il rendimento degli investimenti, o per i quali comunque il contribuente arriva già in studio con tutte le carte sull’origine e l’impiego del denaro all’estero (ma sono casi più unici che rari).

Una delle difficoltà maggiori per chi deve preparare le domande è proprio la necessità di ricostruire – e documentare – tutta la storia dei capitali nascosti al fisco e portati oltreconfine. Ottenere estratti conto vecchi di anni dalle banche straniere non è sempre facile. E le operazioni sono complicate: c’è chi ha preparato fogli di calcolo ad hoc per determinare con il metodo Lifo le diverse plusvalenze realizzate su uno stesso portafoglio titoli. (Cristiano Dell’Oste, Il Sole 24 Ore).