WTO, DOHA ROUND: FALLISCONO I NEGOZIATI, DISACCORDI TRA ASIA E AMERICA

Pubblicato il 29 Luglio 2008 - 12:42 OLTRE 6 MESI FA

Una fonte diplomatica italiana ha annunciato stasera il fallimento del Doha Round, la trattativa avviata nel 2001 in sede Wto con l’obiettivo di ridurre le barriere del commercio mondiale.  Qualche minuto prima il sottosegretario di stato usa, Susan Schwab, aveva messo le mani avanti per dire che "la posizione americana era sul tavolo, c’era quasi stato un accordo, poi qualcuno ha fatto marcia indietro, e noi attendiamo ancora una risposta".

Forti distanze sull’apertura dei mercati agricoli "ricchi" ai paesi emergenti e ancora più grande il divario  sull’abbattimento delle barriere tariffarie sull’export verso le economie in via di sviluppo.

Domani mattina riunione del Consiglio Ue per ascoltare il negoziatore Peter Mandelson.

Ancora non si sa se si ripartirà da zero, o se si daranno per fatti alcuni dossier. Nessuna data è ancora nota. Attesa in serata una dichiarazione del direttore del Wto, Pascal Lamy.

La posizione italiana.   “Il negoziato di Ginevra, il piu’ lungo della storia del Wto, è fallito proprio al termine della maratona inciampando ancora una volta sul terreno agricolo”. Lo ha affermato Adolfo Urso, sottosegretario allo Sviluppo Economico e negoziatore italiano al Wto. “L’Europa ha pero’ tutte le carte in regola avendo concesso molto su questo campo tutto quello che era possibile ed infatti sono altri a lanciarsi reciprocamente le accuse: Stati Uniti, Cina e India, Asia ed America. Il negoziato è fallito nel Pacifico, non certo nel Mediterraneo. L’Italia ha svolto una parte attiva, da protagonista, nel difendere i propri interessi ma anche nel determinare l’iniziativa europea con un’azione continua insieme ai partner affinché ci fossero piu’ aperture, meno barriere e meno ostacoli al commercio e allo sviluppo, soprattutto a favore dei paesi meno sviluppati. Forse anche i paesi emergenti avrebbero dovuto fare di piü”.

Il ministro del commercio estero della Nuova Zelanda  Phil Goff ha definito "improbabile" che i negoziatori si rivedano prima della metà del 2009. Il portavoce del Commissario Ue Peter Mandelson, negoziatore europeo, ha commentato che lo stop "è un grave colpo alla fiducia nell’economia globale". Il senso è che i "poveri" non avranno l’accesso che si voleva e le barriere al commercio resteranno immutate.

Fonti concordanti riferiscono che lo scontro finale è stato fra Usa, Cina e India e che si è svolto sulle clausole di salvaguardia sulle importazioni agricole, ovvero i codici che permettono di alazare barriere per difendere i settori più delicato dell’economia. Nel caso di Pechino, ad esempio, l’intezione era utilizzarle per riso, zucchero e cotone. Gli Usa, che concorrenti diretti in questi segmenti, hanno ritenuto che si andasse verso una liberalizzazione virtuale degli scambi. La Cina, d’altro canto, deve vedersela con 800 milioni di contandini che vivono con due dollari al giorno.