Petrolio, ecco perché il prezzo sale e scende

di redazione Blitz
Pubblicato il 9 Settembre 2016 - 11:32 OLTRE 6 MESI FA
Petrolio, ecco perché il prezzo sale e scende

Petrolio, ecco perché il prezzo sale e scende

ROMA – Analisi di Emanuele Rigo (analista di AvaTrade).

C’era una volta l’oro nero. Comunemente noto con questa accezione in quanto considerato una delle materie prime più preziose del pianeta. Intere nazioni si sono arricchite ed hanno visto schizzare in alto il proprio Pil grazia alla presenza nel proprio territorio di giacimenti di petrolio. D’altra parte è stato per anni una commodity tra le più richieste sul mercato delle materie prima mondiali in quanto strumento indispensabile per dar vita alla società attuale. Il petrolio è stato uno dei motori primi della globalizzazione e della ricchezza di molti paesi, anche quelli comunemente indicati come “in via di sviluppo”. Può sembrare un’esagerazione ma qualcosa di vero in questa affermazione c’è.

Ebbene a sovvertire questa tendenza è arrivata negli ultimi anni quella che è stata indicata come una delle più grande crisi petrolifere della storia moderna: un fenomeno di tale portata che può far tornare alla mente quanto accaduto nel 1973 con l’interruzione dell’approvvigionamento di petrolio da parte dei paesi dell’Opec verso le nazioni che importavano il greggio. Allora quella decisione scatenò una guerra: oggi forse non si assiste ad una reazione così netta e dura, almeno in apparenza. Ma comunque il crollo del valore del greggio cui si è assistito negli ultimi mesi ha generato un mutamento negli equilibri geopolitici mondiali. Una crisi che potrebbe durare ancora a lungo portando altre pesanti conseguenze.

Il crollo del prezzo del petrolio. Tutto è iniziato verso la fine del 2014, a novembre all’incirca. Dopo anni di impennata selvaggia nei quali il greggio aveva raggiunto valutazioni record di oltre 120 dollari al barile, improvvisamente il mondo si svegliò colpito da un deprezzamento colossale. Nel tempo il prezzo del petrolio è sceso sotto i 50 dollari al barile, quasi 1/3 del valore che aveva toccato pochi anni prima. Una crisi senza precedenti che ha rischiato, e in parte lo ha fatto, di mettere in ginocchio molte economie. Ma da cosa è dipesa questa discesa dei prezzi? E quali sono i fattori che vanno a influenzare il valore del greggio?

Su una commodity ritenuta tra le più importanti del pianeta vanno ovviamente a influire fattori trasversali: non si parla più soltanto di economia, produzione ecc. ma pesano anche parametri politici a livello globale. La discesa del prezzo del petrolio non può essere ricercata esclusivamente nel rallentamento dell’economia globale, fattore cha ha portato ad una minore richiesta sul mercato; ma anche in altre situazioni di natura strettamente economica, come la politica monetaria e le dinamiche dei tassi di cambio; o geopolitica, come le guerre ad oggi in atto soprattutto in quella parte di globo nota come medio oriente, da sempre ricca di greggio e in grado di cambiare lo schieramento delle forze in campo sullo scacchiere mondiale.

I fattori economici. Dal punto di vista economico a pesare è stata soprattutto la diminuzione della domanda, dovuta anche al rallentamento di molte economie in via di sviluppo, unita ad un surplus di produzione cui si era assistito nel decennio precedente data la grande richiesta. In sostanza aumento dell’offerta e contemporanea diminuzione della domanda; due realtà che unite tra loro possono dar vita ad una miscela esplosiva. Parlando proprio di produzione non si possono non citare eventi che hanno a che fare anche con scelte politiche; come quello legato alla decisione dell’Arabia Saudita, da sempre ritenuto tra i più grandi produttori di petrolio al mondo e leader dei paesi dell’Opec, di mantenere comunque la produzione su livelli elevati malgrado la crisi e la scarsa richiesta. I motivi di questa decisione, apparentemente controproducenti, sono da ricercarsi nel tentativo di mantenere un monopolio mondiale per contrastare l’espansione di altre realtà in crescita, quali ad esempio le società petrolifere statunitensi o le fonti alternative di approvvigionamento. Si veda ad esempio il petrolio di scisto, fonte alternativa cui gli Stati Uniti hanno puntato da anni generando uno scompenso nel mercato del greggio tradizionale. Il numero di impianti di estrazione di questa tipologia di petrolio è, nell’ultimo periodo, cresciuto a dismisura e l’Arabia Saudita ha voluto reagire aumentando la propria produzione anche a fronte di una minor richiesta.

I fattori geopolitici. Legato a doppio filo a questa realtà vi è poi tutto quello che riguarda i fattori geopolitici che hanno contribuito al crollo del prezzo del petrolio. Come si comprende da quanto scritto sopra, la politica in senso stretto e le decisioni dei vari governi influiscono fortemente nel determinare il prezzo del petrolio. Gli schieramenti presenti sullo scacchiere mondiale e perfino una dichiarazione rilasciata dal primo ministro di un paese possono far salire o scendere il prezzo del greggio. Ecco perché si può affermare senza timore di smentita che i prezzi del petrolio hanno un legame diretto con gli andamenti politici dei vari paesi produttori o consumatori; in particolare con i paesi del mondo arabo che hanno da sempre un ruolo fondamentale nelle crisi petrolifere in quanto gestori della maggior parte del greggio presente sul mercato mondiale. Alcuni esempi di queste tendenze sono la guerra in Libia e la comparsa dell’Isis sullo scenario globale, soprattutto in riferimento alla conquista della parte dell’Iraq famosa per la presenza di pozzi petroliferi. Ebbene queste contingenze hanno generato la perdita giornaliera di svariati milioni di barili di petrolio da immettere sul mercato. Un altro fattore geopolitico che ha contribuito a modificare il prezzo del petrolio è stato l’accordo tra Usa e Iran che ha accolto nuovamente Teheran tra i paesi esportatori di greggio. Più soggetti sono presenti sul mercato e, ovviamente, più il prezzo scende.

Altri fattori. Oltre a quelli economici e geopolitici vi sono poi altri fattori che contribuiscono a generare, in un senso o nell’altro, il prezzo del petrolio. Pensiamo ad esempio ai costi accessori, ovvero la spesa cui si va incontro per la ricerca o per la costruzione di strumentazione adeguata ad estrarre il petrolio.

O ancora la crescita di fonti energetiche alternative cui rivolgersi sul mercato per diminuire l’impiego di greggio: detto del petrolio di scisto, cui gli Usa stanno rivolgendo grandi attenzioni da alcuni anni, vi sono poi tutte le fonti alternative di approvvigionamento che possono andare a influire decisamente su quello che è il prezzo finale del petrolio. E che, di qui a pochi anni, potrebbero portare altri stravolgimenti sul mercato della materie prime.