Claudio Descalzi a Corriere: “Eni riparte dalle rinnovabili”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Maggio 2016 - 10:27 OLTRE 6 MESI FA
Claudio Descalzi a Corriere: "Eni riparte dalle rinnovabili"

Claudio Descalzi a Corriere: “Eni riparte dalle rinnovabili” (foto d’archivio Ansa)

ROMA – “Vogliamo promuovere le energie rinnovabili sfruttando le nostre potenzialità. Questo non vuol dire snaturare il nostro core business di petrolio e gas, ma ribadire un impegno preciso sul fronte dell’ambiente”. Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, illustrando un piano che tra Italia ed estero porterà all’installazione di 420 megawatt in pannelli solari. “Potremmo diventare il terzo produttore elettrico fotovoltaico e tra i primi dieci in Europa”, sottolinea. “Come prima cosa abbiamo progressivamente ridotto la nostra ‘impronta carbonica’ tagliando in 5 anni le emissioni di Co2 del 28%”, spiega Descalzi.

“Poi abbiamo spinto sull’uso del gas come combustibile di transizione, alternativo al carbone. Ora vogliamo promuovere le energie rinnovabili sfruttando le nostre potenzialità in giro per il mondo”. “Per i primi due progetti abbiamo già stanziato l’investimento e partiremo entro fine anno per essere operativi entro fine 2017. Parliamo di Egitto, dove prevediamo fino a 150 megawatt, e di Pakistan, con altri 50 megawatt”.

“Lavorando su Asia e Africa con la nuova direzione Energy solutions ci siamo accorti di avere un grosso atout sul territorio nazionale. Nella Syndial ci sono 4 mila ettari di terreni, per lo più bonificati, che sono già recintati, sono vicini ai nostri impianti e alla rete. Insomma, si tratterebbe solo di posare i pannelli solari. Da questo patrimonio abbiamo selezionato 400 ettari in sei Regioni: Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia, Liguria e Basilicata. Partiamo prima con cinque progetti, poi con altri nove per un totale di 220 megawatt”. “Abbiamo fatto i nostri calcoli senza considerare sussidi, che ormai non sono più previsti dalla legislazione, e in Italia riteniamo di poter lavorare con un ritorno del 6-7%. L’investimento? Sempre in Italia partiamo con 200-250 milioni di euro”.