Enipower-Taranto: storia di un iter durato 6 anni e finito con un addio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Settembre 2013 - 13:13 OLTRE 6 MESI FA

Enipower-Taranto: storia di un iter durato 6 anni e finito con un addioTARANTO – Un iter durato 6 anni e culminato con un addio. Enipower rinuncia, niente più centrale elettrica nella raffineria di Taranto. Un impianto con una potenza da 240 Mw e un investimento di oltre 200 milioni che nel 2007 Enipower ha messo in pista per migliorare l’efficienza e l’autonomia energetica dello stabilimento. Obiettivo, evitare anche l’emissione di fiamme e fumo nero in atmosfera con l’accensione automatica delle torce ogni qualvolta la raffineria si ferma per un black out.

Eppure a nuova centrale nel 2011 ha incassato la Via favorevole. Ma Regione Puglia, Comune e Provincia di Taranto, con una rapida retromarcia influenzata da spinte e sollecitazioni di una parte del movimento ambientalista, sbarrarono al progetto la possibilità di andare avanti ed approdare alla fase della costruzione.

Cosa è accaduto e cosa accade ora? Lo spiega Domenico Palmiotti per Il Sole 24 Ore:

 

“Aumenta in modo preponderante l’anidride carbonica”, dissero gli amministratori locali pur valutando positivamente il minor impatto inquinante del nuovo impianto in quanto turbogas. Nè fu accolta la proposta dell’Eni di compensare l’aumento di Co2 a Taranto tagliando le emissioni di un impianto di 1.100 Mw a Brindisi. Risultato: l’Eni ha dovuto rifare tutto daccapo, dimezzando centrale, ora da 110 Mw, e investimento, adesso di un centinaio di milioni: progetto nuovo, quindi, e anche nuovo iter di Via che però non si è ancora concluso.

Ai ministeri Ambiente e Sviluppo economico sono stati intanto forniti i chiarimenti chiesti in ordine alla congiunzione della nuova centrale alla rete nazionale. Il progetto resta in capo a Enipower ma poi sarà gestito dalla raffineria di Taranto proprio perchè strettamente funzionale alla sua attività, mentre non ci sono ancora previsioni su quando arriverà la nuova Via, nè sui tempi delle autorizzazioni degli enti locali.

Eppure si tratta di un progetto ritenuto “necessario” anche per altri due motivi: non solo infatti l’attuale centrale da 87 Mw è vecchia e inquinante perchè alimentata a olio combustibile e metano, ma ogni qualvolta si accendono le torce e quindi scatta la procedura di sicurezza, si crea allarme ambientale proprio perchè fumo nero e fiamme si vedono anche a distanza dalla raffineria. È accaduto soprattutto l’8 luglio scorso, quando un black out conseguente ad un temporale, mise la raffineria in tensione.