Un vulcano per “illuminare” l’Italia: bandito il nucleare si punta sull’energia geotermica del Marsili

Pubblicato il 1 Agosto 2011 - 12:31 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – L’Italia ha detto no al nucleare, ma il fabbisogno energetico della nazione va colmato: in questo contesto si inserisce un ambizioso progetto per realizzare la prima centrale geotermica sottomarina del mondo. E’ ormai un anno che un gruppo di scienziati lavora al progetto ed entro il 2014 sarà costruito il primo pozzo pilota nel Mar Tirreno, dove l’energia geotermica generata dal vulcano sottomarino Marsili sarà convertita in energia elettrica. Al progetto lavorano la società ingegneristica Eurobuilding, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), gli istituti di geologia marina del Cnr di Bologna e dell’università di Chieti ed il Politecnico di Bari, con pieno appoggio del ministero per lo Sviluppo economico, che contribuirà con un investimento di circa 2 miliardi di euro ed un permesso esclusivo di ricerca alla società Eurobuilding.

Il Marsili è il vulcano sommerso più grande d’Europa, situato nel mar tirreno a Nord della Sicilia, proprio davanti all’isola di Stromboli, si estende per 70 chilometri di lunghezza e 30 di larghezza, e le sue vette di 3 mila metri giungono alla profondità di 450 metri rispetto al livello del mare. Gli scienziati hanno scelto il vulcano per la sue emissioni idrotermali ad elevatissima frequenza, come ha spiegato Diego Paltrinieri, geologo marino e direttore del progetto della Eurobuilding: “a 3 mila metri di profondità l’acqua dovrebbe aver una temperatura di circa 3-4 gradi, ed invece è stata rilevata una temperatura di 13-14 gradi”.

La centrale geotermica sfrutterà i fluidi ad alto contenuto energetico emessi dal vulcano per alimentare delle turbine che convertiranno il calore in elettricità, e dai rilevamenti eseguiti da Franco Italiano, ricercatore del Cnr che analizzerà i fluidi raccolti, si punterà ad estrarre l’acqua che infiltratasi nel vulcano si riscalda fino a raggiungere i 400 gradi celsius, oltre alle decine di milioni di metri cubi di fluidi ad alto contenuto energetico che una volta estratti costituiranno un potenziale di calore enorme. L’energia prodotta dal Marsili sarebbe infatti in grado di fornire elettricità ad una città di 700 mila persone secondo Paltrinieri, che ha aggiunto: “la fonte è inesauribile, non è come il petrolio che prima o poi finisce. La ricarica dei fluidi caldi all’interno del vulcano è infatti continua”.

Investire sulle alternative al nucleare è una decisione necessaria per l’Italia, paese che da solo non riesce a garantire la produzione di energia elettrica necessaria, e l’energia geotermica è una valida alternativa, forse più dell’energia solare od eolica, poiché l’Italia è geologicamente molto attiva, come ha fatto notare anche il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia: “l’Italia ha una potenzialità straordinaria nella zona compresa tra Toscana, Lazio e Campania e la sfrutta in maniera molto parziale. Si può fare di più a prezzi molto convenienti. Solo dal potenziale geotermico compreso in quest’area si può ottenere l’energia fornita dalle quattro centrali nucleari previste come primo step del piano nucleare. Subito e senza rischi”. Una centrale geotermica inoltre porterebbe a zero i rischi di impatto ambientale: “se ci fosse per caso una perdita dagli impianti di trivellazione, sarebbe una perdita di acqua calda”, ha fatto notare Paltrinieri, un rischio completamente inesistente se confrontato con i danni delle fuoriuscite di petrolio nel mare che a tutti sono note.

Ascoltare il vulcano ha poi permesso agli scienziati di comprenderne i comportamenti e di studiare il risveglio di un gigante che per millenni ha vissuto in quiete fino a qualche mese fa, quando una delle eruzioni interne ha causato il crollo di alcune pareti, a conferma che il Marsili sia oggi attivo, come ha spiegato il presidente dell’Ingv Enzo Boschi, che ha dovuto fare i conti con la paura che un risveglio totale del vulcano potrebbe comportare, ma che ha poi dichiarato: “il Marsili ha una sua propria attività, come tanti altri nel Mediterraneo, come l’Etna e lo Stromboli. Anche dallo Stromboli si staccò un pezzo di parete nel 2002, ma questo non vuol dire che il Marsili erutterà sicuramente. E’ in silenzio da millenni. Andrebbe monitorato costantemente, ma gli strumenti per farlo sono costosi. Ad ognimodo, adesso attrezziamoci per andare a vedere l’energia termica che può regalarci. Penso che ne valga la pena”.