Daphne Caruana Galizia, un caso europeo che sia l’esempio per un giornalismo libero

di Giovanni Valentini
Pubblicato il 15 Aprile 2018 - 13:16 OLTRE 6 MESI FA
Daphne Caruana Galizia, la giornalista uccisa a Malta è un caso europeo che sia l'esempio per un giornalismo libero

Daphne Caruana Galizia, un caso europeo che sia l’esempio per un giornalismo libero (foto Ansa)

ROMA – Giovanni Valentini (ex direttore de L’Espresso) ci spiega perché la morte di Daphne Caruana Galizia è diventata un caso europeo.

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È diventato un caso europeo, e non solo per l’Europa meridionale di cui Malta fa parte, l’assassinio di Daphne Caruana Galizia, la blogger 53enne saltata in aria il 16 ottobre scorso con la sua automobile in un attentato vicino Mosta. Se n’è parlato al Festival internazionale di Giornalismo, organizzato nei giorni scorsi a Perugia, a cui è intervenuta la sorella Corinne con una toccante testimonianza personale.

Daphne Galizia era la voce libera che denunciava la corruzione e le ruberie a Malta. Ora tocca innanzitutto a EuroMed, l’alleanza a sette che – oltre all’isola situata fra la Sicilia e la costa del Nord Africa – comprende Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Cipro, pretendere che si faccia luce su questo delitto politico rimasto finora impunito.

“Oggi a Malta c’è più di una persona che confessa di aver sbagliato a lasciare mia sorella troppo sola”, ha detto Corinne dal palco di Perugia. E ha aggiunto: “Lei non faceva prigionieri, sia che scrivesse del semplice impiegato di banca corrotto sia degli affari oscuri del nostro primo ministro”. Ma nessuno finora s’è offerto di riprendere e proseguire il suo blog. Resta il fatto che né il premier Muscat né la presidente della Repubblica, Marie Louise Colero Preca, sono stati invitati al funerale della giornalista.

Quello di Daphne Galizia non è purtroppo un caso isolato all’interno di un’Europa che, in nome della libertà di stampa, dovrebbe tutelare la sicurezza di chi fa informazione in prima linea. Al Festival di Perugia, è stato ricordato anche il cronista slovacco Jan Cuciak che indagava sulle collusioni nel suo Paese fra politica e ‘ndrangheta, freddato insieme alla fidanzata da una banda criminale probabilmente italiana. Sono due vicende parallele che chiamano in causa tutta l’Unione europea a un maggior impegno nella difesa dei diritti civili fondamentali.

Ma il caso di Malta interpella più direttamente EuroMed, il gruppo guidato da un Paese come la Francia che vanta una grande tradizione di libertà e di cui sono partners l’Italia e la Grecia con antiche radici nella cultura e nella civiltà mediterranea. Al momento, non esiste un meccanismo internazionale per proteggere chi indaga sulla morte dei due giornalisti. Occorrerà, quindi, un’iniziativa congiunta sul piano politico e giudiziario per far rispettare le ragioni del diritto, individuare le responsabilità e perseguire i colpevoli di questi delitti. L’Europa, a sette o a ventisette, non può tollerare l’impunità.