Sclerosi multipla, metodo Zamboni al via. Nicoletta Mantovani lo userà

Pubblicato il 7 Febbraio 2011 - 20:37 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – E’ in via di sperimentazione il cosiddetto “metodo Zamboni” per i malati di sclerosi multipla. Ma in che consiste questo metodo di cui ultimamente si sta sentendo parlare molto?

La Ccsvi consiste in un restringimento di alcune vene che portano il sangue al cervello, che porterebbe a un drenaggio del sangue troppo lento, che a sua volta, secondo la teoria del professor Paolo Zamboni, sarebbe causa degli accumuli anormali di ferro riscontrati nella sclerosi multipla. Secondo Zamboni, un intervento che riporta i vasi alle dimensioni originarie con un “palloncino” allevia notevolmente i sintomi.

Il metodo Zamboni consiste in un accertamento di tipo diagnostico e un intervento di “liberazione”, che comporta la disostruzione di alcune vene della testa e del torace nei pazienti. Il restringimento dei vasi impedirebbe infatti il normale deflusso del sangue determinando l’ insorgenza della Ccsvi.

L’intervento endovascolare è poco invasivo per il paziente e dura circa un’ora. Una sonda viene infilata nella vena femorale per risalire fino alla giugulare per la disostruzione.

Sul legame tra la Ccsvi e la sclerosi multipla ipotizzato da Zamboni non concordano tutti gli specialisti. In particolare i neurologi hanno espresso molte perplessità ma la pressione delle associazioni di malati ha spinto le istituzioni sanitarie ad esaminare la questione e alcune regioni ad occuparsene direttamente, come l’Emilia Romagna e le Marche.

Intanto sono stati reclutati i primi pazienti per lo studio dell’Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) sulla Ccsvi. Con 2000 persone coinvolte lo studio di Aism e della sua Fondazione (Fism) sulla Ccsvi rappresenta il più ampio studio epidemiologico e multicentrico sul fattore di rischio, ma non si tratta della sperimentazione vera e propria del trattamento.

Il reclutamento è scattato nei primi centri clinici di Genova, La Spezia, Milano S.Raffaele e Reggio Emilia. La vera sperimentazione, che coinvolgerà su tutto il territorio nazionale circa 560 pazienti, è stata già approvata dal comitato etico dell’ospedale S.Anna di Ferrara che coordinerà una decina di centri in tutto il paese. Ma ancora il protocollo di sperimentazione non è partito.

Stessa sorte di ampasse anche per la sperimentazione nelle Marche che riguarderà circa 250 pazienti. Intanto alcuni ospedali, come le Molinette di Torino, hanno avviato già da ottobre le procedure per la liberazione delle vene.

Nicoletta Mantovani, la vedova di Luciano Pavarotti, malata da tempo, ha fatto sapere che a breve si sottoporrà all’intervento di disostruzione delle vene cerebrali.