Siliquini e Masi alla Consap: “Berlusconi li fa e poi li accoppia”

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 27 Aprile 2011 - 18:41 OLTRE 6 MESI FA

Mauro Masi (foto Lapresse)

“Silvio li fa e poi li accoppia”, ci riferiamo all’annuncio, non smentito da alcuno, che la Consap sarà presieduta dalla deputata “responsabile” Maria Grazia Siliquini e da Mauro Masi, attuale direttore gererale della Rai.

Ci sembra la giusta fotografia dell’Italia berlusconiana. La signora Siliquini è passata in pochi giorni dal presidente Berlusconi al presidente Fini, con biglietto di andata e ritorno.

Qualche giorno fa era già stata indicata come consigliere dell’ente Poste, ma si era subito dimessa perché “preferisco restare in Parlamento”, ci ha ripensato un’altra volta, adesso è pronta per la presidenza, chi sa se cambierà ancora idea da qui alla nomina definitiva, anche se i posti da sottosegretario sono già stati prenotati da quelli più “responsabili” di Lei…

Mauro Masi, invece, se ne va malvolentieri, ma è un prezzo che il presidente del Consiglio ha dovuto pagare al ministro Tremonti che, a sua volta, non aveva e non ha intenzione di pagare il conto di una gestione che non ha soddisfatto, dal punto di vista dei bilanci, neppure lui.

Sia chiaro a Masi non sono state rimproverate “infedeltà politiche”, ma carenze gestionali, improvvisazioni, dilettantismi e persino mancate epurazioni.

Se ne andrà sul serio? Ci saranno altri colpi scena? I falchi riusciranno a tenerlo in vita o si accontenteranno di blindare il nuovo direttore generale?

Di questo si sta parlando in queste ore, di come circondare il nuovo o la nuova direttrice generale, di come garantire alla destra berlusconiana e alla Lega il controllo integrale della cabina di comando, senza eccezione alcuna.

Le prime vittime designate saranno le trasmissioni sgradite ed i quesiti referendari che dovranno essere oscurati e cancellati.

Se e quando Masi se ne andrà sarà comunque una vittoria di chi ha chiesto le sue dimissioni e di chi, dentro la Rai, lo ha sfiduciato, a cominciare dal clamoroso referendum coraggiosamente voluto dall’Usigrai e che ha sancito la più clamorosa disfatta mai registrata da un dirigente generale del servizio pubblico.

Sarebbe però un errore gravissimo coltivare illusioni sul futuro. Sino a quando Berlusconi ed il suo conflitto di interessi resteranno la stella polare del governo e della maggioranza, sarà quasi impossibile, per un qualsiasi direttore generale, emanciparsi dai voleri del presidente del Consiglio e dalle sue voglie censorie.

Per queste ragioni, sin da oggi, ci permettiamo di invitare tutti, ed in particolare le opposizioni, a coltivare l’arte della prudenza perchè starà al nuovo direttore dimostrare che non solo non sarà “l’ultima raffica di Salò”, ma anzi tenterà, nei limiti delle sue possibilità, di chiudere una delle più brutte pagine della storia della Rai.