Addio Buddha afgani: cinesi li abbattono per estrarre il rame

Pubblicato il 26 Aprile 2013 - 09:21 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – I Buddha ritrovato vicino Kabul, in Afghanistan, hanno almeno 2mila anni e sono destinati ad essere abbattuti. La loro “colpa” è quella di trovarsi su una miniera di rame che i cinesi sono pronti a trivellare, scrive Paolo Brera su Repubblica. Nel 2001 ha distruggere la pace dei Buddha di Bamiyan furono i talebani, nel 2013 la minaccia per quelli della città di Mes Aynak arriva da Pechino.

A partire da giugno il patrimonio artistico e culturale dei Buddha afgani sarà in serio pericolo, scrive su Repubblica:

A giugno la clessidra concessa agli archeologi di tutto il mondo per salvare il salvabile nella città morta di Mes Aynak, il “piccolo pozzo di rame” una quarantina di chilometri a sud-ovest di Kabul, sarà vuota, esaurita: addio per sempre a migliaia di tesori nascosti, la gigantesca miniera di rame offerta in concessione ai cinesi divorerà per sempre quei tesori inestimabili, distruggendoli per scavare l’immenso giacimento che li sostiene”.

Se nel 2001 i danni causati a Bamiyan furono molti, quelli che si prospettano per Mes Aynak sono addirittura peggiori. Nessuno conosce i tesori che si celano nelle sabbia afgane, spiega Brera, e gli archeologi vorrebbero difendere il patrimonio appena scoperto. Philippe Marquis, archeologo francese, ha spiegato al documentarista Brent Huffman del New York Times:

Calcoliamo che sia stato scavato solo il dieci per cento del sito, e le cose più importanti devono ancora essere scoperte“. […] Il team internazionale di archeologi ha scoperto un complesso monastico che include dozzine di templi millenari, i Buddha seduti del IV e del VI secolo, le antiche zone commerciali e monumenti di straordinaria bellezza. Centinaia di manufatti che raccontano l’identità e la cultura dell’antico popolo afgano sono stati riportati in superficie e salvati, molti altri «sono troppo deboli per poter essere spostati: si sgretolerebbero », spiegano gli archeologi. Sono destinati a sbriciolarsi sotto le benne del cantiere”.

Se anche i taliban chiedono soldi agli archeologi che frequentano le preziose zone, per Mes Aynak il pericolo è cinese_

“Ma stavolta la vera minaccia per i Buddha di Mes Aynak non sono i Taliban, sono le baracche bianche e blu allineate dalla China metallurgical group corporation, la compagnia statale cinese che ha comprato i diritti estrattivi per tre miliardi di dollari. Il “piccolo pozzo di rame” da cui attinsero i buddisti afgani di migliaia di anni fa, costruendoci una città, è in realtà un giacimento gigantesco. Dicono valga cento miliardi di dollari, ma è una fortuna destinata a sbriciolarsi con i monumenti, spolpata dalla corruzione come i miliardi della cooperazione internazionale. In cambio della loro storia, gli afgani non avranno nulla”.

Foto LaPresse