Corcolle (Roma), inquirenti: bus assaliti perché autisti Atac saltano le fermate

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Settembre 2014 - 16:07 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sugli autobus 042 e 508 assaliti a Corcolle, estrema periferia est di Roma, sta emergendo un’altra verità dalle indagini. Che spiega, come spesso accade, che la rabbia non nasce dal nulla.

Se da una parte la polizia è sempre più vicina a identificare gli autori dei due pestaggi ai danni di tre immigrati avvenuti domenica sera, dall’altra gli accertamenti sono in corso anche sull’ipotesi che alcuni autisti salterebbero le fermate impedendo così agli immigrati di salire sui bus, costringendoli a camminare per chilometri per tornare nei loro alloggi. Ipotesi che potrebbe essersi verificata anche sabato sera e che sarebbe stata la molla dell’assalto al bus 042, guidato da un’autista donna, Elisa, 33 anni. E la sera dopo al bus 508, guidato da un altra donna, Federica, 27 anni.

I residenti di Corcolle affermano che la convivenza con gli extracomunitari non è mai stata un problema. Anzi, per molti “è una faccenda che qualcuno sta strumentalizzando. E su questa scia la rabbia cieca prende sempre il sopravvento”.

Però la raccolta firme, già mille, per mandare via gli immigrati, il presidio permanente contro l’arrivo di nuovi che ha il sapore di una ronda, il pestaggio di tre extracomunitari e le bandiere di Forza Nuova che “abbiamo visto tutti alla prima manifestazione”, sembrano raccontare uno scenario differente.

Ma Corcolle ha anche un’altra faccia, “quella che non riesce ad apparire sui giornali”: vista dall’alto “è una piccola New York”, dicono i suoi residenti. E lì termina la somiglianza. Corcolle è il posto dove sono sempre e solo gli abitanti a intervenire per riparare ciò che si rompe, “perché qui le istituzioni non ci sono proprio”, dice Danilo Proietti, 24 anni e già presidente del Comitato di quartiere, con tanti progetti per la sua zona. “Dopo le 20 qui chiude tutto – spiega – ed è per questo che ci diamo da fare, tra rassegne teatrali, mercato contadino, visite archeologiche. Il riscatto passa attraverso politiche sociali e cultura – dice ancora Danilo, che sembra molto più grande dei suoi anni – Ci tengo a dire che la rabbia, anche se non giustifico in nessun caso la violenza, non nasce da nulla”. Danilo racconta anche che col suo comitato era andato a trovare gli immigrati del centro di accoglienza per “dare loro il benvenuto e coinvolgerli nelle nostre attività. Ma non c’è stato il tempo”.

 

E poi c’è la voce del minisindaco Marco Scipioni: “Quegli extracomunitari sono uomini in carne e ossa, non sacchi di patate. La prefettura non può distribuirli così, abbiamo il 50% dei centri di accoglienza di Roma sul nostro territorio, 24 su 48. Il 50% dei rifugiati ospitati a Roma, ovvero circa 2000 unità, si trova nel VI Municipio – sottolinea”.

Le istituzioni, nella persona dell’assessore capitolino ai Lavori pubblici Paolo Masini, danno una prima risposta: a Corcolle nascerà una caserma dei carabinieri, c’è già l’accordo. E oggi si è svolto un incontro in prefettura tra forze dell’ordine e rappresentanti Atac sul tema della sicurezza dei trasporti a Corcolle. In tutto questo c’è anche chi, come Manuel, il nome è di fantasia, ospite del centro di accoglienza di via Novafeltria non ha capito perché in tanti lo hanno picchiato il giorno dopo l’aggressione alla prima autista. Sa solo che se li è visti arrivare addosso, che gridavano e lo colpivano e che a lui non è rimasto altro da fare che correre. Fino a salvarsi. Era arrivato al centro di accoglienza da poco, e dell’aggressione alle autiste non sapeva nulla. Quando è successo, lui e i compagni di viaggio dormivano, racconta un extracomunitario in uno stentato inglese, perché appena arrivati a Roma. Fuggito dall’Africa, Manuel non ha trovato l’accoglienza che sperava. Ma oggi, nonostante quello che gli è successo, è tranquillo. Il centro dove è ospitato, aperto alcune settimane fa nel quartiere, per scongiurare l’eventualità di nuove aggressione, rimane presidiato. La situazione, secondo fonti investigatori, è diventata “meno tesa” nel quartiere.

L’AGGRESSIONE AGLI IMMIGRATI E LE FERMATE SALTATE

Gli agenti del commissariato Casilino stanno ascoltando diversi testimoni per arrivare, sembra in tempi stretti, all’identificazione degli autori dei due episodi di violenza avvenuti a Corcolle, teatro domenica di un’aggressione nei confronti di tre immigrati accusati di aver assalito due bus e aggredito le autiste dell’Atac, la società di trasporto pubblico capitolina, che erano alla guida. Accertamenti sono in corso tra l’altro oltre che sulla dinamica dell’assalto al bus di sabato pomeriggio anche sull’ipotesi che alcuni autisti salterebbero le fermate impedendo così agli immigrati di salire sul bus e costringendoli a camminare per chilometri per tornare nei loro alloggi. Ipotesi che potrebbe essersi verificata anche sabato sera e che sarebbe stata la molla dell’assalto al bus. Intanto oggi si è svolto un incontro in prefettura tra forze dell’ordine e rappresentanti dell’Atac sul tema della sicurezza dei trasporti a Corcolle. Rimane il presidio delle forze dell’ ordine all’esterno del centro di accoglienza per immigrati, aperto alcune settimane fa nel quartiere, per scongiurare l’eventualità di nuove aggressione. La situazione, secondo fonti investigatori, è diventata “meno tesa” nel quartiere.

FERMATE SALTATE PERCHE’ MANCANO LE VETTURE

Bus assaliti: autista, fermate saltate? Mancano vetture Ognuno a Corcolle ha la sua verità e le sue ragioni. Ma ad essere esasperati alla fine sono un po’ tutti. Anche gli autisti Atac, e non solo le due donne alla guida dei bus assaliti giorni fa, assalti che hanno dato il via ad un’insensata caccia all’immigrato e portato alcuni cittadini a picchiare tre extracomunitari. “Ho cominciato il mio turno alle 17.30 ma sono riuscito a salire su un autobus e a cominciare veramente a lavorare solo alle 19.30 perché tutti i mezzi erano rotti”, si sfogava ieri sera un conducente della linea 042 mentre prendeva “finalmente servizio” in questo pezzo di periferia romana che ora tutti bollano come “razzista”.

Alcuni testimoni, immigrati e operatori del Cara, dicono che la molla degli assalti sarebbe stata “l’abitudine di alcuni autisti a saltare le fermate quando vedono tanti immigrati in attesa” ma per il conducente il problema è un altro cioè che “mancano le vetture”. “Capisco che attendere per ore davanti ad una fermata sia una cosa che innervosisce e fa perdere la pazienza ma ci tengo a sottolineare che non è colpa nostra -spiega – La verità è che mancano sia mezzi che il personale. Sa come si dice dalle mie parti? Non si fa una guerra con più generali che soldati. Le dico questo perché in un’azienda come l’Atac ci sono più dirigenti che autisti e mezzi. Ogni mezzo è dotato del satellitare che monitora tutti i percorsi e gli orari. Questa situazione è causata dagli scarsi investimenti dell’azienda non dalla scarsa volontà degli autisti”. Di innegabile ci sono le lunghissime attese alle fermate di Corcolle, che così appare più sperduta di quanto non sia: anche ieri, dopo gli assalti, i pestaggi, il clamore, non meno di 40 minuti.