David Bowie, dal glam rock alla “Trilogia di Berlino” FOTO

di Redazioen Blitz
Pubblicato il 11 Gennaio 2016 - 11:32 OLTRE 6 MESI FA

LONDRA – David Bowie, il camaleontico Duca Bianco che è morto domenica a 69 anni, una delle pop star più grandi di tutti i tempi, aveva saputo coniugare talento, successo commerciale e ambiguità ed è riuscito a influire su generazioni di artisti con uno stile ineguagliabile. Provocatore, enigmatico e innovatore, David Robert Jones, questo il suo nome è riuscito ad essere unto di riferimento imprenscindibile della cultura glam e virtuoso sulla scene, ma anche attore, produttore discografico e anche venerata icona della moda per la sua tendenza a provocare e a giocare con la sua immagine.

Ma David Bowie è soprattutto riuscito a segnare la storia della musica per cinque decenni. Negli anni ’70, la profondità intellettuale del suo lavoro, la voce particolare e l’originalità di tutti i suoi progetti lo trasformò in uno del maestri del glam rock. Autore di album inneggiati dalla critica come Heroes (1977), Lodger (1979) o Scary Monsters (1980), l’ artista nato a Brixton (Londra), e trasferitosi a New York da diversi anni, raggiunse il successo il 6 giugno 1972 con The Rise and Fall of Ziggy Stardust and The Spider From Mars”. Un disco osannato, che racconta l’inverosimile storia del personaggio Ziggy Stardust, un extraterrestre bisessuale e androgino, diventato stella del rock, in cui sintetizzò due delle sue ossessioni: il teatro giapponese Kabuki e la fantascienza. Eppure l’eccentrico personaggio fu solo una dei molti e varipinti personaggi adottati, come alter ego della sua carriera creativa: Aladdin Sane o anche il Dica Bianco appunto.

Più di 140 milioni di dischi venduti, l’influenza esercitata su colleghi come Lady Gaga, Placebo, Marilyn Mansone o Boy George e anche il milione di visitatori raggiunto dall’esposizione itinerante, ‘David Bowie Is’, confermano un successo planetario dell’artista.  David Robert Jones era nato l’8 gennaio del 1947 in una umile famiglia di Brixton, un quartiere popolare e multietnico a sud di Londra. Una brutta lite a 16 anni gli lascio’ la pupilla dell’occhio sinistro permanentemente dilatata, dandogli quello strano sguardo che poi divenne uno dei suoi segni distintivi. A quel punto lascio’ gli studi e comincio’ la carriera musicale, con il primo successo nel 1969, Space Oddity, una mitica ballata che racconta la storia di Major Tom, l’ astronauta che si perde nello spazio. Contemporaneamente segue corsi di mimo che, insieme alla sua passione per la moda e per il teatro kabuki, contribuiranno a trasformarlo in un uomo dai mille volti.

A partire dal 1972, comincia il ‘viaggio’ tra i personaggi, maschere attraverso le quali David provoca e moltiplica le sue dichiarazioni di ambiguita’, anche sessuale. Nel 1975, la sua prima incursione nel mercato statunitense, con Fame, scritto a quattro mani con John Lennon, che scala le classifiche, insieme all’album Young Americans. Il cantante prima si trasferisce a New York, con la moglie Angie, poi un anno dopo torna in Europa, stabilendosi a Berlino con il figlio Zowie, e si lascia alle spalle una vita segnata anche dalla cocaina. Dal 1976 al 1979, durante il soggiorno berlinese, produrrà il minimalista Low, la prima delle tre collaborazione con Brian Eno che va sotto il nome di , che entreranno nelle Top5 britannica. Collabora con i Queen per lo straordinario Under pressure, mentre l’album Let’s dance nel 1983 conquista un pubblico più giovane, ma a partire dal 1988 il suo periodo hard-rock con il gruppo Tin Machine riceve un’accoglienza ben più tiepida. Nel 1992 si sposa con la modella somala Iman,con con cui ha una seconda figlia, Alexandria.

Obbligato a un lungo riposo forzato dopo un malessere nel luglio 2004 direttamente in scena di un festival tedesco, nel 2006 annuncia un anno sabbatico e le sue uscite diventano sempre più rare (appare però accanto Arcade Fire, Alicia Keys o all’ex chitarrista di Pink Floyd, David Gilmour). Quando già cominciavano le voci allarmanti sul suo stato di salute, nel 2013 sorprende con un album pieno di vita, “The next day”. “Sono qui, non precisamente sul punto di morte”, dice rabbioso. E’ di venerdìscorso, giorno del suo ultimo, 69esimo compleanno, l’ultimo album, Blackstar. Le foto che ripercorrono la sua carriera pubblicate da LaPresse.