Emma Bonino con il velo in testa dall’ayatollah (foto)

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Dicembre 2013 - 16:55| Aggiornato il 27 Dicembre 2013 OLTRE 6 MESI FA

TEHERAN (IRAN) – Si apre un nuovo corso nelle relazioni tra Italia e Iran, un corso per ora prudente, ma che può dare i suoi frutti: lo ha inaugurato la missione del ministro degli Esteri, Emma Bonino, primo diplomatico occidentale a rimettere piede nella terra degli ayatollah dopo gli 8 anni al timone di Mahmoud Ahmadinejad e primo ministro italiano a tornarvi dal 2004. La Bonino, nelle foto pubblicate da LaPresse, durante la conferenza stampa con l’omologo Mohammad Javad Zarif, è apparsa con il velo. La foto è curiosa vista la posizione sui temi religiosi dell’esponente radicale.

Racconta l’Agi che

“Il 14 giugno l’elezione alla presidenza del moderato e riformista, Hassan Rohani; il 24 novembre l’accordo sul nucleare siglato a Ginevra con il ‘5+ 1’hanno sdoganato Teheran e, a scanso di battute d’arresto sempre in agguato, oggi la comunità internazionale riapre, seppur guardinga, il canale di credito nei confronti di Teheran”.

 “Abituata a scelte coraggiose, il capo della Farnesina è stata la prima ad arrivare a Teheran; fa da battistrada non solo a ministri e politici europei (arriverà  a breve il polacco, Radoslaw Sikorski; forse subito dopo il laburista, Jack Straw), ma anche italiani: nei prossimi giorni saranno a Teheran, il ministro della Cultura, Massimo Bray, e una delegazione del Parlamento italiano. E’ in programma anche una visita del premier Enrico Letta, già invitato dal presidente Hassan Rohani a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu e a cui è stato rinnovato l’invito. La Bonino non è “overoptimistic”, ma dà fiducia e parla di “apertura prudente al dialogo”, anche se riconosce che è “un processo fragile e che va nutrito”. Un processo che ha “avversari noti e meno, tanto a Teheran, che nella comunità internazionale. Qui -aggiunge infatti- nessuno dei miei interlocutori ha negato che, l’apertura all’esterno incontra resistenze nell’establishment”. “Porto a casa, pero’ – aggiunge – la consapevolezza che ci possono essere anche aperture nel dialogo bilaterale non solo nei settori tradizionali, energia e cultura, ma anche in settori nuovi come la ‘green economy’, l’ambiente e persino i diritti umani e della condizione femminile”. 

(Foto Ap/LaPresse)