Fumare sempre, fumare tutti: era così fino a 40 anni fa…

di Edoardo Greco
Pubblicato il 11 Novembre 2015 - 15:07| Aggiornato il 17 Aprile 2020 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Fumare sempre, fumare tutti: fino a 40 anni fa era così.  Sono passati quattro decenni dall’approvazione della legge numero 584 dell’11 novembre 1975 (scarica qui il testo completo): quella che vietava il fumo sui mezzi pubblici e nei luoghi pubblici come cinema, teatri, musei, biblioteche, università e ospedali. Solo tre anni prima, su indicazione della Comunità economica europea (allora si chiamava così), si era iniziato a vietare la pubblicità delle sigarette, che era dappertutto.

Così come era dappertutto il fumo di sigarette: nei film che vedevi al cinema e negli stessi cinema che erano cortine di nebbia tabagista (chi non l’ha mai vissuta trova quella scena descritta benissimo nelle pellicole di Fellini o in Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore). Si fumava negli ospedali e si fumava negli autobus: non si doveva buttare la sigaretta quando arrivava il mezzo. Si fumava nei treni e si fumava a teatro. Si fumava a scuola, dove il tabagismo era l’unica cosa che univa la generazione degli insegnanti a quella degli scolari. Erano anni antiproibizionisti, almeno per quanto riguarda le “cicche”.

Poi inizio il lungo percorso verso l’emarginazione del fumo dalla vita pubblica. Nel 1986 l’allora ministro della Sanità del governo Craxi, Costante Degan, voleva già introdurre il divieto di fumo per ristoranti, locali e luoghi di lavoro. Nel 1991 le minacciose scritte tipo il fumo è nocivo apparvero sui pacchetti di sigarette, ma si dovette aspettare il governo Berlusconi e il suo ministro Girolamo Sirchia per l’approvazione di quella legge antifumo del 2003, che fa dell’Italia uno dei Paesi più proibizionisti d’Europa (e anche uno dei più graditi a chi non fuma).