Ignazio Marino e “il pandino tutto matto” FOTO

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Novembre 2014 - 15:29| Aggiornato il 27 Novembre 2014 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “La Fiat Panda di Ignazio Marino, sindaco di Roma finché il Campidoglio non verrà assalito da masse con torce e forconi – scrive Stefano Disegni del Fatto Quotidiano – è dotata di vita autonoma. E di sentimenti. Odio in particolare. La Fiat Panda rossa di Ignazio Marino sindaco di Roma finché il Campidoglio non verrà centrato da un Patriot pagato dalla cittadinanza tutta, odia il suo proprietario e lo sabota. Pensateci, è l’unica spiegazione possibile. L’unica risposta per il mistero. A meno che non crediate che uno che fa il sindaco di Roma (so che il busto di Pisacane al Pincio è più attivo, ma lo fa) alla guida del suo pandino scarlatto e nel pieno possesso delle sue facoltà mentali varchi di proposito la Ztl (più proibita del Palazzo di Pechino, lo sanno bene i romani non sindaci cui la Municipale scatena contro i pit bull) e la varchi in allegria ben otto volte in due mesi beccandosi 640 euro di multe”.

Quest’uomo che di mestiere fa il sindaco di Roma perché al Pd non sapevano dove metterlo (le pulizie le fa il maghrebino e al centralino c’è già D’Alema). Ignazio, lo schiavista di pizzardoni Quest’uomo di Genova tuttora convinto che Trilussa sia participio passato, aggettivo di Piazza. Quest’uomo che ha costretto i pizzardoni a rischiare l’aneurisma in bicicletta. Quest’uomo che scopre, novello Poirot, che i 640 euro di multe non gli sono mai stati notificati (una manina, consapevole che il Sindaco è già tanto colpito dalla sorte che lo volle Ignazio Marino, ha spinto il tasto canc sul pc di Roma Capitale). Quest’uomo che, senza che un sadico glielo suggerisca, invece di ringraziare e tornarsene quatto quatto tra quelli con la faccia un po ’ così, gonfia il petto e sporge denuncia ai Carabinieri per omissione di dati nel sistema informatico così la mano pietosa ci rimette pure il culo. Come in un piccolo Big Bang ce n’è abbastanza peraccenderelascintilladella vita in un oggetto inanimato come una Panda. Che, acquisito il self consciousness a furia di figure di merda, si vergogna di chi la guida e cova in sé rabbia e desiderio di affrancamento dall’emulo di Pinotto intestatario del libretto di circolazione, avviando una strategia di sabotaggio degna dei Maquis antinazisti nella Parigi occupata. La Panda si sposta da sola. Marino la parcheggia? E lei si va a piazzare in sosta vietata, come è accaduto in via di Santa Chiara (mica crederete che uno che fa il Sindaco di Roma finché non gli murano tutte le uscite del Campidoglio, uno che è già sotto i riflettori per la storia della Ztl si mette pure a parcheggiare in divieto, nessuno è così scemo). S’alza un grido: lotta dura senza paura La Panda di Marino non mollerà. Ha in animo di investire una suora sulle strisce, di sgassare in faccia a un bimbo in carrozzina, di suonare il clacson a oltranza nel Policlinico, padiglione grandi infartuati. Finché il suo proprietario, notati i cecchini serbi pagati dalla cittadinanza non mollerà e se ne tornerà a tagliuzzare cristiani, restituendo a lei la dignità di automobile rispettabile e a Roma quella di Capitale.