Leonardo da Vinci, scoperto un cane dietro Vergine delle Rocce: “Era accusa verso corruzione Papi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Marzo 2017 - 10:40 OLTRE 6 MESI FA

PARIGI – Ci sarebbe un cane con guinzaglio sotto la selva che sovrasta le figure umane nella “Vergine delle Rocce”, capolavoro di Leonardo da Vinci custodito al museo Louvre di Parigi. Ad annunciare la scoperta, è Silvano Vinceti, presidente del Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, che sottolinea: “Quel cane è l’atto di accusa di Leonardo Da Vinci contro la corruzione del Papato dell’epoca”.

La scoperta, spiega Vinceti, appassionato di storia e promotore della ricerca delle ossa di Caravaggio a Porto Ercole (Gr) e poi dei resti di Monna Lisa a Firenze, ma anche del ritrovamento, annunciato qualche anno fa, della presenza di lettere celate negli occhi della Gioconda, è stata fatta da Roberto Biggi, ricercatore del Comitato.

“Si è giunti a questo risultato con un lavoro nuovo, attraverso l’uso misto delle tecnologie più avanzate e strumenti semplici- spiega- una lente di ingrandimento speciale ci ha permesso di riesaminare attentamente ogni particolare del dipinto e poi photoshop avanzato, un software che permette di fare sovrapposizioni, scomposizioni e ricomposizioni”.

A dare un senso all’immagine ritrovata, spiega ancora Vinceti, sono i concetti espressi dallo stesso Leonardo nel suo Trattato di Pittura.

La figura nascosta sotto il fogliame, sostiene nella sua ricerca Silvano Vinceti, permette di dare una diversa lettura della Vergine delle rocce.

“Per Leonardo – spiega – il cane ha un significato preciso, ‘per non disobbedire’, come scrive lui stesso in uno dei suoi fogli. Il guinzaglio poi è un’aggiunta perché rappresentava nelle cacce medievali e rinascimentali lo strumento che permetteva al feudatario di evitare che i cani mangiassero la preda. Per Leonardo quindi il cane con guinzaglio è il simbolo dell’uomo che deve obbedire a Dio, ai Comandamenti divini, a Gesù, alla vita che Gesù ha incarnato perfettamente per esprimere l’amore cristiano”.

Una scoperta, aggiunge, che consoliderebbe l’interpretazione di Leonardo depositario di una religiosità rigorosa.

“Fino ad oggi i suoi dipinti sono stati affrontati da un punto di vista di tecnica e di stile pittorico – argomenta Vinceti -, ma è sfuggito il fatto che Leonardo, attraverso la composizione dei suoi dipinti, realizzi una narrazione, esprima un pensiero che si fa immagine. Quando scrive ‘la pittura è il bello che veste il vero’ indica chiaramente le sue intenzioni. Leonardo non poteva esprimere certe critiche nei confronti del Papato, perché allora c’erano Innocenzo VIII, Alessandro VI, il Borgia e soprattutto c’era l’Inquisizione”.

Da qui l’idea che Leonardo da Vinci esprimesse quindi la sua critica al papato dell’epoca con il linguaggio iconografico:

“Quel cane con guinzaglio messo sopra san Giovanni Battista nella composizione è l’atto d’accusa che Leonardo fa della corruzione del papato di allora che privilegiava il potere temporale rispetto a quello spirituale – conclude Vinceti -. Leonardo utilizza il dipinto per esprimere il suo pensiero e la richiesta di un rigoroso Cristianesimo che riprenda l’esempio di Dio per i Comandamenti e di Gesù come espresso nei Vangeli”.