Leonardo Da Vinci, sorriso Gioconda è del suo amante gay

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Aprile 2016 - 17:52 OLTRE 6 MESI FA

PARIGI – Vi siete mai chiesti perché la Gioconda ha un volto androgino? Il motivo è semplice: i modelli sui quali Leonardo Da Vinci ha dipinto il suo capolavoro erano due. Il primo, già noto, è Lisa Gherardini, moglie di un mercante fiorentino. Ma il sorriso enigmatico si deve in realtà ad un uomo: Salai, apprendista di Leonardo e suo amante gay. A svelare il mistero è uno dei massimi storici dell’arte, Silvano Vinceti che dopo diversi raffronti e un esame a raggi infrarossi del celebre dipinto è giunto alla conclusione che la Monna Lisa sia in realtà un ritratto del suo amante segreto.

Gian Giacomo Caprotti, meglio conosciuto con il soprannome di Salai era allievo di Da Vinci che lo prese a modello in un certo numero di altri dipinti, incluso un disegno erotico che raffigura un giovane uomo con un’erezione. Vinceti, a capo di un gruppo di ricerca denominato Comitato Nazionale dei Beni Culturali, ha messo a confronto quei ritratti con il celebre quadro esposto al Louvre di Parigi, riscontrando non poche somiglianze. A suo dire, la presenza di Salai è ben visibile nel naso, la fronte e il sorriso della Gioconda.

Il nome di Salai compare per la prima volta nella vita di Leonardo nel 1940. E’ lo stesso genio ad annotarlo su un foglio del Manoscritto C: “Iacomo venne a stare con meco il dì della Maddalena nel 1490, d’età d’anni 10”. Leonardo lo prese sotto di sé come suo garzone fino a farne il suo allievo prediletto. Fu proprio lui a dargli quel nomignolo, Salai, che significa diavolo, per via del suo carattere inquieto. Gian Giacomo inoltre fu l’unico a seguirlo in tutti i suoi viaggi attraverso le corti rinascimentali. Persino il Vasari, nella prima edizione delle Vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti italiani lo cita come unico discepolo di Leonardo.

La prova della loro relazione omosessuale starebbe in un disegno contenuto nel “Codice Atlantico”, dove è contenuto lo schizzo di un garzone che raffigura due membri virili in erezione, dotati di gambe e coda, che marciano verso un orifizio anale. In alto la scritta inequivocabile: “Salaj”. Secondo giovanni Dall’Orto le prove sono in realtà almeno 4: una denuncia per “sodomia” che Leonardo subì nel 1476, per aver fatto sesso con un giovane prostituto, una riflessione sull’amore in cui Leonardo si lascia scappare un doppio genere maschile parlando di amante “giunto all’amato“, i molti disegni di giovani androgini, compreso un angelo annunciante ritoccato con l’aggiunta di una vistosa erezione e, per l’appunto, la sua relazione con Gian Giacomo Caprotti ed altri ragazzi.