Sì al Jobs act francese: mozione di sfiducia e scontri FOTO

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Maggio 2016 - 22:00 OLTRE 6 MESI FA
Jobs act francese mozione di sfiducia e scontri3

(Ansa)

PARIGI – “Governare significa anche saper chiudere il dibattito quando è il momento”. Manuel Valls ha difeso strenuamente il suo governo oggi in Assemblea nazionale mentre fuori piovevano i “pavé” lanciati dai manifestanti e i lacrimogeni della polizia. Un’ennesima giornata difficile, che si conclude con una vittoria scontata – respinta la sfiducia delle opposizioni, approvato il ‘Jobs act’ in salsa francese – ma con un paese e una sinistra lacerati.

In uno dei momenti più difficili della Quinta repubblica, con un paese ormai in perenne stato d’emergenza antiterrorismo, un presidente e un premier ai minimi storici di popolarità, è comunque passata una legge – firmata dalla ministra del Lavoro Myriam el Khomri – che per la Francia delle garanzie immutabili per alcune categorie di lavoratori, della settimana di 35 ore, della rigida chiusura domenicale dei negozi, rappresenta una piccola rivoluzione. Anche se il Medef, la Confindustria, continua a minimizzarne gli effetti, la riforma del codice del lavoro rappresenta il momento più difficile del mandato di Francois Hollande, un quinquennio tutto in salita. La riforma prevede infatti nei punti più importanti, il primato della contrattazione aziendale e la semplificazione dei licenziamenti senza reintegrazione obbligatoria.

La decisione di tagliare corto con gli oltre 5.000 emendamenti e con i due mesi di scontri di piazza e di “notti in piedi” alla Republique è arrivata appena 48 ore fa. L’ha presa Valls dopo aver toccato con mano il muro di ‘no’ eretto da sindacati, sinistra del partito e opposizione di destra in Parlamento, che chiede ancora più flessibilità nella legge.

Due giorni che non sono bastati ai sindacati per mobilitare le loro truppe – poco più di 10.000 i manifestanti oggi a Parigi sotto la pioggia, qualche migliaio nelle altre città – ma che hanno portato in piazza gli elementi più agguerriti. Nella capitale, appuntamento a Denfert-Rochereau, poi corteo agguerrito in direzione Invalides e Assemblée Nationale. Con la particolarità di due-tre file di CRS, gli agenti antisommossa, che aprivano il defilé come fossero sindacalisti, prendendosi insulti mentre pioveva di tutto sui loro caschi. All’avvicinarsi di Quai d’Orsay e Palais Bourbon, sedi del potere, i celerini hanno fatto dietrofront e hanno bloccato i dimostranti. Sono seguiti tafferugli e scene di guerriglia. Sette i fermati, ma feriti solo leggeri.

A Nantes è stata saccheggiata la stazione ferroviaria, violenze prolungate anche a Marsiglia, mentre a Le Havre è stata distrutta la sede del Partito socialista davanti alla quale passava la manifestazione. In aula, fischi al discorso di Valls, tensione e la sensazione che la battaglia sia soltanto all’inizio. Sono 24 i socialisti che ieri hanno firmato in favore della mozione di sfiducia al governo poi arenatasi per la mancanza di soli due nomi. Contro di loro, il segretario del partito Jean-Christophe Cambadelis ha annunciato di voler ricorrere agli organi disciplinari interni. Al contrario dei dissidenti socialisti che hanno insistito nel loro dissenso ma non hanno messo oggi la firma sotto la mozione della destra, non si sono fatti problemi i 10 deputati del Front de gauche, gli ‘antagonisti’. Che hanno firmato la proposta di sfiducia insieme con l’estrema destra del Front National (foto Ansa).