Stefano Cucchi, vignetta di Vauro. Cristo in croce: “E io sono morto di sonno”
ROMA – La vignetta di Vauro per il Fatto Quotidiano del 6 giugno, non poteva che essere dedicata a Stefano Cucchi. Amara ed efficace come sempre la vignetta restituisce dignità ad un ragazzo che, secondo i giudici, sarebbe morto di malasanità: la colpa è solo dei medici che “lo hanno abbandonato”. “Caso Cucchi, nessun colpevole”, titola Vauro. Disegnato c’è un Cristo in croce che sardonico commenta: “E io sono morto di sonno”.
Stefano Cucchi, 31 anni, geometra di Roma. Il 22 ottobre 2009 fu arrestato per possesso di droga. Ma qualcosa andò storto: fu picchiato in camera di sicurezza, poi ricoverato in ospedale e infine morì. La famiglia di Cucchi, per denunciare l’accaduto, decise allora di pubblicare le foto del corpo del giovane, magrissimo e tumefatto. Secondo una delle perizie il ragazzo morì di fame e sete e i medici non fecero abbastanza per salvarlo. Restano però i segni della violenza: le tumefazioni e la lesione alla colonna vertebrale causata da un calcio.