Terremoto, alla messa Renzi con lo smartphone: Mattarella fa il segno della croce

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Agosto 2016 - 14:40| Aggiornato il 28 Agosto 2016 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto, alla messa Renzi con lo smartphone: Mattarella fa il segno della croce

Terremoto, alla messa Renzi con lo smartphone: Mattarella fa il segno della croce

Terremoto, ai funerali delle 35 vittime di Arquata del Tronto ad Ascoli Piceno tutti nella prima fila si fanno il segno della croce…tutti tranne un giovane boy scout, troppo intento nel suo ruolo di guarda d’onore, attento a quel che succede dietro di lui, nella palestra dove è stato celebrato il rito funebre collettivo, con una delle più alte concentrazioni di potenti di Stato degli ultimi tempi.

Il giovane boy scout, tutto intento a controllare che le cose procedano nel verso giusto, forse distratto da un rumore molesto, non si rende conto che i suoi vicini si stanno facendo il segno della croce. Dalla foto non si può capire a che punto sia la Messa. Interessante notare che tutte le massime autorità dello Stato, alla sinistra del boy scout, si stanno segnando, nell’ordine, da sinistra a destra nella foto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Senato Pietro Grasso, il presidente della Camera Laura Boldrini, il primo ministro Matteo Renzi e la moglie di Renzi, Agnese Landini. Renzi, prima del rito, ha abbracciato a lungo il sindaco di Arquata del Tronto Leandro Petrucci.

In seconda fila si nota il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che però non sembra farsi il segno della croce o lo ha fatto in anticipo sui colleghi.

L’atmosfera era carica di pathos. Ci sono stati dei mancamenti. I nomi delle 35 vittime del sisma sono stati scanditi uno per uno. Mattarella ha abbracciato e confortato i familiari delle vittime del terremoto. «Ci siamo e ci saremo sempre», ha detto Matteo Renzi ai sindaci.

“Le torri campanarie del nostro paese, che hanno scandito per anni la notte e il giorno, non ci sono più, ma torneranno a suonare e sarà un giorno di Pasqua – ha detto il vescovo di Ascoli Piceno, D’Ercole, nel corso dell’omelia – Dio è un padre e non può mai abbandonare la sua comunità”.

Il vescovo  ha anche citato Guareschi e un episodio in cui don Camillo fa una predica dopo un’alluvione (negli anni 50, in cui sono ambientati i libri su Don Camillo e il suo avversario comunista Peppone, il Po straripava puntuale e generava danni e profughi): i cittadini si rivolgevano a Dio e chiesero il perché di quella tragedia. D’Ercole ha ricordato le parole di don Camillo:

“Le acque escono tumultuose dal letto del fiume e tutto travolgono: ma un giorno esse torneranno placate nel loro alveo e ritornerà a splendere il sole. E se, alla fine, voi avrete perso ogni cosa, sarete ancora ricchi se non avrete perso la fede in Dio. Ma chi avrà dubitato della bontà e della giustizia di Dio sarà povero e miserabile anche se avrà salvato ogni sua cosa”.

Mattarella prima dei funerali aveva visitato i territori colpiti Agli operatori della Croce Rossa Italiana giunti dal Piemonte ha detto:

“Vi ringrazio per quello che fate”.

“È il nostro dovere, presidente”, gli hanno risposto.