Tesoro di San Gennaro in mostra a Roma: Collana, Mitra e la raffinata arte orafa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Ottobre 2013 - 12:28 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La Collana di San Gennaro e la Mitra sono solo due dei 70 capolavori dell’arte orafa della collezione del Tesoro di San Gennaro che dal 30 ottobre 2013 al 16 febbraio 2014 saranno in mostra al Palazzo Sciarra, a Roma. La collezione vanta pezzi di arte orafa collezionati dal 1300 ad oggi e la mostra “Il tesoro di Napoli. I Capolavori del Museo di San Gennaro” è curata da Paolo Jorio, direttore del Museo del Tesoro, e da Ciro Paolillo, con la consulenza di Franco Recanatesi.

La Mitra con le sue 3.964 gemme preziose, commissionata da re Carlo II d’Angiò al maestro Matteo Treglia esattamente tre secoli fa. La collana, che dal 1679 fino al 1993 ha continuato ad arricchirsi dei doni dei sovrani d’Europa. E poi il maestoso San Michele Arcangelo che sguaina la spada. L’esercito di santi in argento che avrebbero dovuto ”coadiuvare” l’aiuto di San Gennaro. Fino all’atto notarile del 13 gennaio 1527 con cui l’intera città s’impegnava a costruire una nuova cappella in onore del suo santo protettore che l’aveva salvata dalla peste, dalla guerra e dal Vesuvio.

L’esposizione è stata curata da Paolo Jorio e Ciro Paolillo e fortemente voluta dal presidente della Fondazione Roma Emmanuele Emanuele per ”rendere fruibile un patrimonio altrimenti nascosto al pubblico”, che racconta una delle collezioni di arte orafa più ricche e importanti al mondo, formatasi attraverso 700 anni di donazioni di papi, imperatori, re, ma anche di ex voto popolari, il cui valore storico supera anche quello dei Gioielli della Corona d’Inghilterra e dello Zar di Russia.

Il Tesoro di San Gennaro è rimasto intatto nei secoli, tanto che nemmeno Napoleone ebbe il coraggio di toccare la collezione del Santo, spiega Jorio: “Il tesoro è rimasto intatto attraverso i secoli, non ha mai subito furti o spoliazioni”. Il Presidente della Fondazione Roma Emmanuele Emanuele ha poi dichiarato: “Ho voluto questa mostra perché la bellezza deve essere fruibile a tutti. In un paese in cui non c’è più nulla, dall’agricoltura all’industria, ci rimangono solo il territorio e il patrimonio d’arte. Invece sembra si lavori per occultare la bellezza, nelle biblioteche chiuse come nelle stanze private di assessorati e sovrintendenze. Dalla Sicilia volevo portare a Roma anche il Satiro danzante, la Venere Morgantina e i quadri di Antonello da Messina, invece mi hanno detto ‘no”’.

La mostra è divisa in 5 sezioni e racconta sette secoli d’arte orafa partenopea e almeno altrettanti di una devozione che ancora oggi conta 25 milioni di fedeli nel mondo, partendo dalla copia del busto di San Gennaro del 1305 fino al Reliquiario con le sacre ampolle per il sangue. Tra i tesori, anche la Croce in argento e coralli del 1707 donata della famiglia Spera, il calice in oro, rubini, smeraldi, brillanti dell’orafo di corte Michele Lofrano, commissionato da Ferdinando di Borbone nel 1761, l’ostensorio di Gioacchino Murat e la pisside offerta da Re Ferdinando II e il calice in oro zecchino, con cui Papa Pio IX nel 1849 ringraziò i napoletani per l’asilo durante i moti mazziniani a Roma.

(Foto Ansa)