Vesuvio, metà Napoli nella mappa del rischio FOTO

di redazione Blitz
Pubblicato il 22 Gennaio 2016 - 12:17 OLTRE 6 MESI FA
Vesuvio (foto Ansa)

Vesuvio (foto Ansa)

NAPOLI – Vesuvio, metà Napoli nella mappa del rischio. Dopo l’aggiornamento della zona rossa più vicina al cratere, i comuni compresi sono 25 a cui si aggiungono 4 rioni periferici di Napoli. Definita anche la più vasta zona gialla, che comprende 63 Comuni delle provincie di Napoli e Salerno, nonché l’area ad est del capoluogo. La somma tra le zone di Napoli presenti nell’area gialla e in quella rossa, alla fine comprendono metà del capoluogo.

La direttiva è stata pubblicata, dopo la firma del Presidente del Consiglio dei Ministri, sulla Gazzetta Ufficiale per diventare operativa. Oltre un milione di persone saranno interessate dai provvedimenti della Protezione Civile, in caso di escalation del rischio vulcanico e di eventuale allarme eruzione.

Come scrive Il Mattino
“Le comunità residenti all’interno della zona rossa, come si sa, dovranno prepararsi all’eventualità, per il momento del tutto remota, di una fuga in massa dall’area vulcanica e di temporaneo trasferimento nelle regioni gemellate di tutta Italia. Conseguenze decisamente più lievi (ricaduta di materiale piroclastico, colonne di cenere alimentate dal vento, piogge acide) potrebbero invece colpire il vastissimo territorio delineato dalla zona gialla. Nel testo diffuso dal dipartimento nazionale della Protezione Civile si specificano i particolari delle misure di prevenzione che ora dovranno essere sottoposte al vaglio delle amministrazioni comunali e delle comunità sociali. Il valore preso come riferimento, che potrebbe causare il collasso delle coperture degli edifici, è indicato in 300 kg al metro quadro, equivalenti a circa 30 centimetri di accumulo al suolo: nei territori a rischio questo valore di carico potrebbe essere superato con una probabilità del 5 per cento. Per i Comuni che rientrano nella zona gialla sarà necessaria l’adozione di specifiche misure di salvaguardia per la popolazione, con strategie operative diversificate e attuabili in maniera dinamica sul territorio al momento dell’emergenza”.

“L’area interessata dalla ricaduta di materiale piroclastico, infatti, durante l’eruzione con valori di carico elevati non è individuabile preventivamente, ma solo a evento in corso quando saranno note le reali condizioni eruttive e la direzione del vento. Il capo del dipartimento della Protezione Civile, d’intesa con la Regione Campania e sentita la Conferenza dei Servizi, avrà cinque mesi di tempo per fornire alle diverse componenti e strutture operative del servizio nazionale le indicazioni per l’aggiornamento delle rispettive pianificazioni di emergenza per la zona gialla”.

Lo scorso agosto, Invg (l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia n.d.r) aveva spiegato all’Ansa che l’eruzione non è imminente
“Il Vesuvio è un vulcano attivo, come i Campi Flegrei ed Ischia, quindi non c’è bisogno di alcuna nuova ‘scoperta’ per sapere che prima o poi potrà eruttare; possibile eruzione che però non è sicuramente imminente, visto che non c’è alcun segnale che distingua l’attuale attività da quella degli ultimi 71 anni, ossia quiescenza”.
A spiegarlo era il direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Giuseppe De Natale in relazione alle notizie diffuse in quei giorni da alcuni media sullo stato del Vesuvio.