Zingari prestigiatori del furto, ecco l’esercito che invade il metrò a Roma FOTO

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Luglio 2014 - 13:14 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Continua sul Messaggero di Roma la campagna di denuncia sullo scandalo degli zingari impuniti che imperversano nella Metro della Capitale.

Elena Panarella, in un articolo titolato “prestigiatori del furto e minorenni ricattati, ecco l’esercito che invade il metrò” pubblicato oggi 23 luglio scrive

“Scendono in metrò ogni giorno. ‘Lavorano’ per ore, nelle fasce più affollate dai passeggeri. Non si allontanano quasi mai dal centro. Chi frequenta per abitudine queste stazioni le ha viste spesso. Scippano e borseggiano. Ogni giorno. Più volte al giorno. Basta guardare i dati delle forze dell’ordine per rendersi conto dei numeri. Sono quasi tutte minorenni, accompagnate dai più grandi, con i pulmini, fino alle stazioni metropolitane più vicine alla Pontina. Da qui devono raggiungere le zone turistiche per riportare a casa quante più cose possibili: portafogli, orologi, telefonini. Tutta merce che viene poi stoccata nei campi dagli adulti che si occupano di fare l’inventario ogni sera”.

“Il racket dei rom ha organizzato le cose per bene: ogni gruppo ha le proprie specializzazioni. C’è chi si occupa di ‘ripulire’ i passeggeri quando scendono dai treni o salgono sulla metro, e c’è poi invece chi si preoccupa di ‘aiutare’ i viaggiatori davanti alle biglietterie. In questo caso ad ‘operare’ ci sono anche gli adulti che in qualche modo vigilano sui più piccoli. Già i piccoli. Un vero e proprio esercito di minori (sfruttato) e tenuto sotto scacco. Soprattutto le ragazzine. Organizzate come una vera e propria squadra militare, con a capo spesso due nomadi più grandi, poco più che ventenni. Sguardi che si incrociano, parole incomprensibili che nascondono codici segreti, gesti veloci. Le persone vengono accerchiate, distratte e derubate senza destare alcun sospetto. La tecnica è sempre la stessa: l’ultima del gruppo resta attaccata con le spalle alla porta del vagone e, prima della chiusura, con destrezza infila una gamba per riaprirla d’improvviso. Pochi secondi, giusto il tempo di colpire, e la porta si richiude. E, come per incanto, la persona derubata non può far altro che rimanere intrappolata nel vagone. L’ultimo movimento della refurtiva da una mano all’altra: una persona è pronta a nasconderla”.

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L’impotenza della legge di fronte al dilagare della evidente illegalità è descritta da Silvia Barocci in un articolo sempre sul Messaggero dal titolo  “Le incertezze dei pm davanti al racket una multa e tutti a casa”

“Fermati, identificati, denunciati. Ma poi i nomadi tornano sempre lì, davanti alle biglietterie di metropolitane e stazioni, a minacciare turisti e cittadini inermi pur di ottenere soldi, e con la tracotanza dell’insulto all’indirizzo degli uomini in divisa. È lecito chiedersi il perché. E non sempre le risposte dei giuristi o le recenti modifiche al codice di procedura penale per contenere l’emergenza sovraffollamento carceri si conciliano con l’allarme che il fenomeno del “pizzo” alle biglietterie sta suscitando. Un punto va però chiarito: in procura i magistrati del “pool” sui reati comuni sono in attesa di avere maggiori dettagli e informative dalle forze dell’ordine, perché nel caso vi fosse un disegno criminoso o l’ipotesi di un vero e proprio racket, allora cambierebbe la strategia di contrasto a quelli che, a Piazzale Clodio, vengono trattati quotidianamente come reati da strada. Con pene che quasi mai, se non in casi gravi e di recidiva reiterata, prevedono il carcere o la detenzione cautelare”.

“LE NUOVE MISURE Ma partiamo dalle ultime novità, introdotte dai decreti Cancellieri e Orlando che, nello sposare il principio secondo cui il carcere deve essere una “extrema ratio”, ha consentito all’Italia di superare l’esame di Strasburgo che più volte ci ha condannati per trattamento inumano e degradante nei sovraffollati penitenziari. Ebbene, il decreto Orlando sul risarcimento ai detenuti, in vigore dal 28 giugno scorso prevede che ‘non può applicarsi la custodia cautelare in carcere se il giudice ritiene che, all’esito del giudizio, la pena detentiva da eseguire non sarà superiore a tre anni’. Una norma, questa, fortemente contestata dai magistrati che hanno immediatamente avvertito il rischio di un allentamento delle misure preventive nei casi di stalking ma anche di rapine o di reati di criminalità comune. Il testo, ora in corso di conversione alla Camera, è stato corretto. Ma bisognerà attendere che il decreto sia definitivamente approvato nella nuova formulazione anche al Senato. In caso di condanna, poi, oggi è difficile che si aprano le porte del carcere: con il decreto Cancellieri, per pene fino a quattro anni è previsto l’affidamento in prova ai servizi sociali”.

“LE PENE Ma la pena è strettamente connessa al reato. E per cosa vengono denunciati i soliti noti che chiedono con insistenza soldi davanti alle biglietterie della metropolitana? Il più delle volte la minaccia. La pena? Una multa fino a 51 euro a querela della persona offesa o – se la minaccia è grave – si procede d’ufficio con reclusione fino a un anno. Il reato è di competenza del giudice di pace, il più delle volte la condanna arriva tardi e la dichiarazione di recidiva è quasi impossibile. Se poi a questo si aggiunge che molti fermati sono rom con foglio di via, è da escludersi che possa essere contestato loro un altro delitto perché la mancata ottemperanza ad un ordine di allontanamento è una semplice contravvenzione. Certo, il codice prevede anche la tentata estorsione o l’estorsione, con pene ben più gravi (5-10 anni), tali da consentire la custodia cautelare. Ma difficilmente – fanno notare i giuristi – sembrerebbero esserci i presupposti per contestare un reato così grave”.

Le foto pubblicate dal Messaggero